Mercoledì 30 aprile 2025, ore 20:07

Francoforte 

Inflazione Ue rallenta, Bce si prepara al sesto taglio dei tassi 

È un fatto che però deve essere analizzato con precisione. L'inflazione dell'area euro si 'raffredda' al 2,4%, un livello che dà la quasi certezza di un nuovo taglio dei tassi da parte della Bce, secondo alcuni analisti, già nella riunione di domani. Ma con la  sesta riduzione del costo del denaro al 2,5% si avvicina anche il livello 'neutrale' e con questo si intensificano le divisioni nel board di Francoforte, con i 'falchi' che cominciano a frenare. Sui dati europei aleggia onnipresente un livello elevatissimo di incertezza geopolitica, data dagli annunci dell'amministrazione Trump, ed economica per gli effetti tutti da decifrare che arriveranno dai dazi.

La Bce, finora, ha dato più importanza agli effetti depressivi per la crescita rispetto a quelli che una guerra commerciale potrebbe innescare sull'inflazione, facendo impennare i prezzi. "Si stanno materializzando segnali di rischi al ribasso", avvertivano i banchieri centrali in base al resoconto della riunione di fine gennaio. Per ora, l'inflazione vede un lieve rallentamento al 2,4% a febbraio (stabile all'1,7% in Italia) dal 2,5% di marzo: un livello che resta ostinatamente sopra il target del 2% della Bce. Ma una direzione di discesa (dopo quattro mesi consecutivi di accelerazione) che probabilmente farà dire alla presidente delll’Eurotower, Christine Lagarde, che c'è fiducia nel trend di attenuazione verso l'obiettivo del 2%. Sul fronte della crescita, l'indice pmi manifatturiero dell'intera Eurozona risale a febbraio ai massimi di due anni pur restando in zona negativa (47,6), la Germania recupera i massimi di 25 mesi ma resta a 47,5, sotto la soglia di 50 che separa la crescita dalla contrazione. Anche l'Italia resta in recessione industriale, pur risultando meno negativa (47,4 da 46,3 di gennaio).

Numeri che indicano un sussulto dell'industria europea ma non cambiano il quadro del Pmi complessivo (industria più servizi) delineato da S&P Global a gennaio, secondo cui l'Eurozona "continua a faticosamente a registrare un livello di crescita marginale della produzione". Resta in piedi dunque l'urgenza di uscire da tassi Bce che tutt'ora restano restrittivi, tagliando ancora. Secondo il governatore francese Francois Villeroy de Galhau i tassi scenderanno fino al 2% in estate, secondo il consigliere esecutivo Cipollone la cessione in corso di titoli di Stato dal bilancio Bce richiederebbe di tagliare i tassi anche più aggressivamente.

Ma l'avvicinarsi del livello del 2% giudicato neutrale dà armi anche ai falchi, come il belga Pierre Wunsch e (in misura minore) la consigliera esecutiva Isabel Schnabel, non convinta che i tassi attuali siano davvero restrittivi. Un confronto falchi-colombe che rischia di intensificarsi nei prossimi mesi, a meno che gli sviluppi in Ucraina (una pace aiuterebbe la crescita) o sui dazi diano un'improvvisa sterzata agli eventi. A dicembre, lo staff dell'istituto centrale aveva previsto una crescita del Pil all'1,1% per il 2025, all'1,4% per il 2026 e all'1,3% per il 2027, con un'inflazione al 2,1% nel 2025 e all'1,9% nel 2026.

Il "processo di disinflazione proseguirà entro questo orizzonte" spiegano quelli di Ing, mentre sul Pil per il 2025 prevedono che scenda "dall'1,1% all'1,2% per il 2026 e all'1,3% per il 2027".Più in generale, secondo Ing, la Bce probabilmente eviterà di fornire indicazioni future a causa dell'elevato livello di incertezza. "Gli indicatori macro - riferiscono - possono rapidamente diventare obsoleti in questo contesto politico frenetico e irregolare.
Ad esempio, i dazi statunitensi sui beni europei o un accordo di pace in Ucraina potrebbero avere un impatto significativo sull'economia dell' Eurozona in entrambe le direzioni, nel bene e nel male.

Rodolfo Ricci

( 4 marzo 2025 )

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