Mercoledì 30 aprile 2025, ore 21:00

Bruxelles 

Il vertice Ue vota il riarmo ma il piano parte in salita 

"Il gioco inizia adesso". La Commissione europea ha presentato il piano sulla difesa - il Libro Bianco con 'l'orizzonte 2030', da una parte, e il ReArm Europe dall'altra - e i 27, per la prima volta, ne possono discutere in modo organico con le carte sul tavolo. Le posizioni d'ingresso però sono diverse, a volte divergenti. Ecco perché il negoziato - al di là delle conclusioni formali del vertice - non può che entrare nel vivo da oggi in poi. L'esecutivo blustellato, come si nota nelle salette del Justus Lipsius, fotografa la "situazione attuale". I leader però devono ora prendere scelte pratiche, e di solito è quando spuntano i problemi veri nell'Ue.

Partiamo da ciò che unisce. Nelle bozze di conclusione i 27 - già perché sul tema anche l'Ungheria di Viktor Orban è nella partita - invitano "ad accelerare i lavori su tutti i fronti per aumentare in modo decisivo la prontezza di difesa dell'Europa entro i prossimi cinque anni". Parole definite molto nette rispetto agli standard. I leader chiedono poi al Consiglio e ai co-legislatori di portare avanti rapidamente i lavori sulle recenti proposte della Commissione e ad avviare con urgenza l'attuazione delle azioni individuate nello scorso vertice del 6 marzo nel campo dei settori militari di principale interesse e a "proseguire sulle relative opzioni di finanziamento".

Ed è una formulazione sufficientemente ampia per permettere alle capitali di non inciampare al primo valzer. "Non si prevede una discussione approfondita delle proposte della Commissione", spiega una fonte europea. La roadmap, infatti, prevede di chiudere al Consiglio europeo di giugno, fissato in calendario subito dopo al summit della Nato in Olanda, dove gli alleati saranno chiamati ad aumentare i target di spesa - si parla di almeno il 3% - sotto l'impulso energico di Donald Trump. Certo, tre mesi sono un orizzonte molto esteso e alcune tappe previste dal ReArm Europe (ad esempio l'attivazione delle deroghe al Patto di stabilità sulle spese in sicurezza) dovrebbero avvenire ben prima. "Siamo consapevoli che ormai ci sono delle aspettative, dopo una sfilza d'incontri, e devono essere gestite, perché non possiamo inventarci ogni volta una formula nuova", confida un diplomatico.

La realtà è che non c'è, al momento, una lista chiara di chi attiverà per certo la clausola e chi no, solo indizi (la Germania senz'altro, l'Olanda forse no, i Paesi ad alto debito come Italia e Francia sono sul chivalà). L'altro aspetto spinoso è la norma sul 'buy European', fortemente voluto dalla Francia per dare impulso all'industria blustellata. Pure qui, le posizioni sono articolate, fra chi vorrebbe una catena del valore più aperta, che magari includa anche gli Usa, dopo aver avuto accesso al fondo da 150 miliardi - battezzato Safe - ideato per incoraggiare gli appalti congiunti, specie sui grandi progetti d'interesse collettivo come la difesa aerea, i missili a lungo raggio, gli aerei cargo, il cyber o lo spazio. A cornice generale, il grande tema dei finanziamenti col derby tra favorevoli agli eurobond e i contrari. Ora non c'è nulla sul debito comune ma, si puntualizza, il piano sulla difesa presentato ai leader da Ursula von der Leyen è da intendersi come "un primo passo".

"Paesi che hanno resistito per decenni hanno completamente cambiato posizione, oggi c'è un consenso molto largo al Parlamento Ue e lo testeremo anche sulle spese della difesa: nulla sia fuori dal tavolo", ha detto ad esempio la presidente dell'Eurocamera, Roberta Metsola, parlando degli Eurobond. "Per l'Europa sono giorni decisivi", le ha fatto eco von der Leyen.

"Nelle conclusioni si fa riferimento alla proposta dell’Italia per un utilizzo di InvestEU per finanziare la difesa", ha sottolineato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che si è detta soddisfatta per andamento e ancor più conclusione dei lavori. Perché, fa notare, nella parte relativa alla competitività, "per la prima volta si fa riferimento al concetto di neutralità tecnologica, per cui l’Italia si era fatta promotrice" fin dall’inizio. E’ questa la questione dei motori alimentati a combustibili alternativi a quelli tradizionali, con il governo che sta cercando di permettere l’uso dei bio-carburanti, su cui l’Italia ha molto da dire, oltre ai carburanti sintetici (e-fuels) cari ai tedeschi. Meloni non ha nascosto però qualche dubbio in materia di difesa, e nello specifico nella possibilità di attivare entro il mese prossimo le clausole che consentono la sospensione del patto di stabilità interno - quello nazionale, non quello europeo - per permettere spesa pubblica per la difesa. "Il termine di aprile mi sembra un po’ ravvicinato", riconosce l’inquilina di Palazzo Chigi.

"Dovremmo prevedere un po’ più di tempo" per le valutazioni e le decisioni del caso. L’Italia, comunque, resta ferma sulla posizione di cercare di evitare nuovo debito pubblico.

Rodolfo Ricci

( 21 marzo 2025 )

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