Mercoledì 30 aprile 2025, ore 6:20

Scenari

Il nazionalismo diventa mainstream Ma restare al potere non è così scontato

I populisti stanno guadagnando potere. Donald Trump, dal canto suo, sta contribuendo a galvanizzare un movimento internazionale della destra nazionalista. L’incontro con la premier italiana Giorgia Meloni ha confermato il loro cordiale rapporto. Come si modelleranno i futuri equilibri geopolitici ed economici? Anthony J. Constantini scrive su Politico di politica estera e movimenti politici internazionali ed è dottorando in storia americana presso l’Università di Vienna. Un suo saggio spiega come nel 2017, il presidente Donald Trump fosse pressoché l’unico leader populista nazionalista in Occidente. La democrazia liberale – la sua protezione in patria e la sua promozione all’estero – era la politica di default in America e in Europa. La conferenza di punta degli Stati Uniti per i conservatori di estrema destra, il Cpac, quell’anno vide la partecipazione di un solo oratore straniero di rilievo, il britannico Nigel Farage, che si era appena dimesso dalla guida del Partito per l’Indipendenza del Regno Unito dopo una campagna di successo per la Brexit. Otto anni dopo, Trump è stato raggiunto sulla scena mondiale da una pletora di populisti e il nazionalismo è diventato mainstream. Il Cpac 2025 è stato un evento internazionale di grande impatto, con ospiti che spaziavano dal presidente argentino Javier Milei al primo ministro slovacco Robert Fico, fino alla premier italiana Giorgia Meloni, tra molti altri. “Ma anche se è chiaro che il nazionalismo sta vivendo un momento di gloria, per ora si tratta solo di questo: un momento. Da conservatore americano - scrive Costantini - che ha sempre desiderato vedere i nazionalisti occidentali collaborare, è sicuramente entusiasmante vederlo. Se i nazionalisti giocano bene le loro carte, possono usare i loro successi elettorali per ridefinire il linguaggio politico di riferimento dell’Occidente, sostituendo l’ideale liberaldemocratico con un nuovo impegno verso l’ideale di civiltà occidentale preferito dai nazionalisti, in particolare il suo impegno a dare priorità agli interessi nazionali e alla promozione dei valori cristiani rispetto al globalismo e alla diversità culturale. Ma questo è un momento che potrebbe rapidamente passare se la destra populista occidentale rimanesse disorganizzata. Se il nazionalismo populista possa diventare un movimento globale duraturo è ancora una questione aperta”. Pur vivendo una sua stagione d’oro, il populismo di destra occidentale, su entrambe le sponde dell’Atlantico, è da tempo frenato da tre crisi: una crisi di legittimità, una crisi di sfiducia reciproca e una crisi di longevità. Le prime due sono state finalmente in gran parte risolte. Ma è la terza, la questione della longevità, a permanere prepotentemente. “La legittimità è spesso un problema per i movimenti populisti, poiché il populismo è uno sciopero contro le idee dell’establishment, e lo sciopero contro un establishment porta instabilità. Un altro problema per la legittimità populista è che i movimenti populisti di destra spesso si organizzano attorno a singoli individui. Mentre alcuni di questi movimenti individualizzati, come quelli attorno a Trump o all’ungherese Viktor Orbán, sono riusciti a portare al potere i loro leader, altri non ci sono riusciti. La francese Marine Le Pen, ad esempio, si rifiuta di abbandonare la scena politica, nonostante abbia perso due elezioni presidenziali. È una questione aperta se potrà candidarsi alle prossime elezioni presidenziali, essendo stata interdetta da un tribunale parigino; il suo ricorso sarà discusso la prossima estate. La sua impopolarità ha reso più difficile per il suo partito ottenere potere e, di conseguenza, legittimità politica. La sfiducia reciproca tra populisti americani ed europei è stata un’altra causa della mancanza di unità nella destra occidentale. Molti partiti europei, ad esempio, hanno sempre considerato l’America imperialista. E la destra populista americana era generalmente disinteressata all’Europa, considerando i paesi europei come parassiti”. Ma a cavallo degli anni ’20, i legami tra populisti e destra pan-occidentale si sono rafforzati. Entrambe le parti si resero conto che un sano populismo conservatore transatlantico legittimava i loro movimenti, sia in patria che all’estero. E ora Trump ha veri alleati in tutto l’Occidente. La preponderanza di populisti di destra invitati al Cpac - l’italiana Meloni, l’argentino Milei, il belga Tom Van Grieken, l’ungherese Orbán, il francese Eric Zemmour, il salvadoregno Nayib Bukele e altri - indica che Trump prende sul serio i suoi legami con i populisti occidentali che la pensano allo stesso modo. I nazionalisti europei hanno scoperto anche che i nuovi repubblicani non intendono colonizzare l’Europa; anzi, vogliono che gli europei si difendano da soli. La continua presenza di Trump nella politica globale e la normalizzazione delle sue idee hanno inoltre aiutato i populisti europei a presentare proposte che sarebbero state totalmente inaccettabili un decennio fa, come la loro adesione ai muri di confine. Costantini racconta anche come le azioni dirette della seconda amministrazione Trump abbiano anche favorito i leader populisti europei. “La chiusura di Usaid e di altri programmi del Dipartimento di Stato ha comportato la cancellazione di milioni di dollari di contratti con organizzazioni della società civile. Le crisi di legittimità e di sfiducia sono state in gran parte risolte. Il nazionalismo populista è ormai mainstream e in molti paesi occidentali ha completamente sostituito il vecchio centro-destra. Ma la terza crisi, quella della longevità, esiste ancora. Dopotutto, diventare mainstream garantisce la possibilità di conquistare il potere, ma qualche elezione negativa può porre fine rapidamente a questo momento. E diventare la politica di default di un Paese è tutt’altra cosa, cruciale per la sua longevità”. In Occidente, la politica di default è sempre stata la democrazia liberale. Sostituirsi alla democrazia liberale sarà difficile. Ma anche le minacce esterne, in particolare l’ascesa della Cina, che minaccia di dividere l’Occidente, sono motivo di preoccupazione. Come ha affermato il Segretario di Stato Marco Rubio, il mondo è ormai multipolare. L’interesse nazionale guida ora le politiche estere, il che significa che sarà necessario un lavoro attento per mantenere unito l’Occidente. “La destra populista occidentale può risolvere la crisi di longevità? La sua ideologia può diventare la norma politica? Affinché il nazionalismo populista sostituisca la democrazia liberale come standard globale, la destra populista dovrebbe unirsi attorno a un obiettivo chiaro, più ampio di un singolo leader o di un singolo Paese. In questo caso, la tabella di marcia è già stata tracciata: i nazionalisti occidentali dovrebbero raddoppiare i loro sforzi per promuovere l’idea di “civiltà occidentale”. La civiltà occidentale, che rifiuta l’idea di una civiltà globale e si concentra invece sulla priorità degli interessi occidentali, porta con sé un insieme di valori che include l’individualismo, il pensiero sociale cristiano e la democrazia rappresentativa, sebbene non necessariamente liberale o progressista. I movimenti identitari europei nei primi anni 2010, che si opponevano al multiculturalismo e al globalismo, usavano la lambda greca come simbolo, un richiamo ai primi giorni dell’Occidente. Tutto questo è avvenuto dopo decenni in cui il dibattito sulla civiltà occidentale era stato rimosso dal mainstream. I liberaldemocratici hanno focalizzato l’attenzione alla creazione di una comunità globale. Ma con l’emergere del multipolarismo, quel tentativo è fallito. Sostituire quel fallimento con una nuova enfasi sull’appartenenza ad un’unica civiltà occidentale aiuterebbe sia l’America che l’Europa dal punto di vista geopolitico che sociale, e contribuirebbe a rendere il populismo di destra la norma politica. Come hanno sostenuto Meloni e Vance, bisogna capire cosa si sta difendendo prima di difenderlo. In Europa, il “cosa” resta un mistero. Gli europei stanno forse cercando di difendere la Commissione Europea o qualche altra organizzazione burocratica? Non proprio un’idea stimolante. 
Raffaella Vitulano

( 29 aprile 2025 )

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