Alla vigilia della chiusura e dello sciopero generale indetto dai sindacati Whirlpool ci ripensa: niente cessione e niente licenziamenti a Napoli. L’annuncio è arrivato via Facebook dal ministro dell Sviluppo Economico Stefano Patuanelli: ”E’ un primo passo, un primo risultato che - sostiene Patuanelli - certamente ci consente di risederci a un tavolo per provare a risolvere definitivamente i problemi di quello stabilimento”. Perché il rischio chiusura è rimandato, non scongiurato. Whirlpool non rinuncia infatti all’idea di disfarsi della fabbrica napoletana, che nel frattempo continuerà a produrre lavatrici, anche se è disposta a concedere più tempo. L’idea di ”importare” una produzione diversa da altri siti del gruppo in Europa viene però drasticamente esclusa. Con i suoi 20 milioni di euro di perdite annuali, Napoli continua ad essere considerata ”insostenibile”.
Resta quindi sottinteso che l’opzione preferita dal colosso americano degli elettrodomestici è la cessione ad un’azienda interessata a un progetto di riconversione industriale. Molto probabilmente non si tratterà più di Prs, gruppo svizzero con sede a Lugano e cervello in Italia, italianissimi essendo gli imprenditori che l’hanno costituita. I sindacati non avevano affatto apprezzato l’indicazione da parte di Whirlpool di un soggetto dalle credenziali a loro giudizio assai fragili.
Per il momento, comunque, rimangono guardinghi. E confermano lo sciopero in programma domani. ”Non siamo alla soluzione ma guadagnare tempo è utile - dice il segretario generale della Fim, Marco Bentivogli - bisogna ringraziare i lavoratori di Napoli e di tutto il gruppo che non si sono mai rassegnati”.
Per la segretaria generale della Cisl Annamaria Frulan si tratta di ”un primo segnale positivo: si sospende la vendita e la cessione dell'azienda ed in questo modo possono ripartire tavoli seri di confronto per trovare una soluzione positiva che per noi significa che l'azienda rimane e continua la produzione”.