Con l’accordo di programma sottoscritto al Mimit, che segue le intese sindacali con le società di Msc e Wartsila Italia, si chiude, con la salvaguardia di tutta l’occupazione e la conferma della vocazione industriale del sito triestino, una crisi durata quasi 2 anni”. Questo il commento a caldo dei sindacati di categoria Fim, Fiom, Uilm subito dopo la firma dell’accordo che mette la parola fine ad una lunga e difficile vertenza e prevede che Msc rilevi da Wartsila lo stabilimento produttivo di Bagnoli per avviarvi una produzione di carri ferroviari tecnologici, 1.500 unità l’anno a regime, assorbendo i 261 lavoratori in esubero da Wartsila. Quest’ultima garantirà i livelli occupazionali delle altre sedi in Italia e di quella di Trieste, dove permarranno service e un centro di ricerca e sviluppo, dove sono impiegati circa 600 lavoratori.
Gli interventi previsti dal piano industriale ammontano ad un investimento complessivo di circa 100 milioni di euro da parte privata Medlog Sa (Msc) e InnoWay per il ripristino dello stato della fabbrica. L’obiettivo è quello di arrivare a realizzare mille vetture l’anno entro massimo 36 mesi e occupare oltre 300 persone.
“Dopo oltre due anni volge al termine in maniera positiva una vicenda molto complessa - afferma il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso -. Si conclude nel migliore dei modi una vicenda che era iniziata male, con la minaccia dei licenziamenti di tutti gli occupati, con la chiusura di un sito industriale così importante a ridosso del porto di Trieste. Invece sono salvaguardati tutti i lavoratori ed è rilanciato il sito produttivo con un grande player internazionale in una tecnologia d’avanguardia, che può fare di quel sito il primo più significativo in Europa sui vagoni commerciali”.
Secondo il ministro l’intesa “è frutto del sistema Italia, di un lavoro comune e coeso di governo, Regione, Comune, sindacati e associazioni d’impresa con le altre autorità come quella portuale. Questa squadra - aggiunge - è riuscita a risolvere nel migliore dei modi una crisi industriale emblematica, che diventa così un esempio e un modello di quello che si può e si deve realizzare nel nostro Paese. Una politica industriale assertiva che non rinunci, ma rilanci i siti produttivi salvaguardando i nostri lavoratori”.
Sulla stessa linea anche i sindacati: “Una vertenza paradigmatica quella di Wartsila Italia; resa possibile grazie alla lotta dei lavoratori e del sindacato e all’impegno concreto delle Istituzioni - commentano Fim, Fiom, Uilm -. Una vertenza che deve essere riferimento per il Governo per dare risposte positive con scelte di politica industriale ed investimenti anche ad altre crisi aperte nel Paese a partire da quelle che colpiscono i lavoratori dell’automotive, della siderurgia e dell’elettrodomestico”. Scongiurata la crisi occupazionale ora si guarda al futuro. “Per quanto ci riguarda - concludono i sindacati - incalzeremo Wartsila Italia affinché implementi gli impegni industriali e occupazionali assunti con il sindacato in tutti i siti del gruppo, allo stesso tempo vigileremo sui tempi della reindustrializzazione da parte di Msc e della piena ripresa al lavoro di tutti i dipendenti ex Wartsila transitati in Innoway Trieste”.
Sara Martano