Vesuvius non cede di un millimetro e il Governo fa sapere di essere disposto a far mancare le quote di mercato sul versante Ilva e a chiedere all’Ue la verifica di un eventuale regime di monopolio dell’azienda in Italia. È questa la contrapposizione che, come riferiscono i sindacati, si è manifestata al tavolo del Mise al quale sedevano il direttore generale del ministero, Giampiero Castano, l’ad italiano di Vesuvius, Emanuele Boccalatte, il capo del personale Chiara Spadoni, il governatore della Sardegna, Francesco Pigliaru, l’assessora all’Industria, Maria Grazia Piras, e le segreterie territoriali e nazionali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil. Una battaglia a muso duro: da una parte la multinazionale dell’acciaio che ha deciso di chiudere entro il 31 dicembre gli stabilimenti di Macchiareddu (Cagliari) e Avezzano (L’Aquila), dall’altra Governo, Regione Sardegna e sindacati che cercano in ogni modo di salvare gli oltre 200 posti di lavoro a rischio (105 solo in Sardegna). L’incontro concluso ieri nel tardo pomeriggio è stato definito interlocutorio. L’azienda ha ribadito di voler chiudere le due sedi per sovraccarico di produzione ma che intende comunque continuare a commercializzare in Italia. Un modus operandi "inaccettabile", dicono i sindacati.
"Vesuvius non può chiudere stabilimenti che producono utili, e nemmeno far ricorso agli ammortizzatori sociali utilizzando risorse italiane". E annunciano: «Dato che l’azienda non intende cedere gli impianti, noi non ci sediamo ad alcun tavolo per parlare di un piano sociale se non c’è la disponibilità di Vesuvius a garantire la continuità produttiva anche con altri soggetti. Quanto ai posti di lavoro, l’unico modo per evitare licenziamenti entro il 31 dicembre è quello di chiedere l’intervento del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che il 17 o il 18 di novembre sarà a Cagliari". Allora chiederemo che visiti lo stabilimento di Macchiareddu e prenda in mano la situazione".