Prosegue la protesta degli allevatori contro il crollo del prezzo del latte ovino e resta alta la tensione in Sardegna.
Domenica un pastore è salito su un traliccio dell’energia elettrica a Ortacesus, centro-sud Sardegna, di fronte al caseificio Serra per protestare contro la bassa remunerazione del latte; mentre a Cuglieri (Oristano) migliaia di litri sono finiti nuovamente sull’asfalto, sversati dall’autista di una cisterna fermato e costretto ad aprire il rubinetto. E ancora ieri a Sanluri, nel sud dell’Isola, un autotrasportatore è stato bloccato da un gruppo di persone incappucciate e obbligato a buttare il latte in strada. Intanto proseguono le consultazioni tra i pastori per valutare la pre-intesa, proposta a Cagliari, che prevede di portare il prezzo del latte ovino subito a 72 centesimi al litro per arrivare nel giro di due o tre mesi a un euro. Un’assemblea è stata indetta ieri a Macomer davanti ai cancelli di un’altra azienda casearia. Ma al momento gli allevatori non sembrano orientati ad approvare l’accordo così come formulato al tavolo di filiera. L’acconto di 72 centesimi al litro, secondo Coldiretti, ”è motivo di insoddisfazione perchè si trova sotto i costi variabili medi di produzione certificati dal recente studio Ismea”.
In Sardegna si sta ”scherzando con il fuoco, in caso di fallimento delle trattative non saranno solo i pastori a rimetterci ma - avverte il presidente di Copagri, Franco Verrascina - l’intera economia, industria compresa, dell’Isola nella quale si contano circa 12mila aziende agropastorali, che allevano 2,6 milioni di pecore, corrispondenti a quasi la metà del patrimonio ovino italiano, per una produzione di oltre 3 milioni di quintali di latte”. A fronte di questi numeri, aggiunge Verrascina, ”ribadiamo che la remunerazione destinata ai pastori non può essere inferiore a 1 euro al litro e rigettiamo pertanto la parte della bozza di accordo in cui viene previsto il pagamento di 72 centesimi al litro, cifra ancora inferiore ai costi di produzione stimati dall’Ismea e che rappresenta un mero acconto slegato da certezze relative all’effettivo aumento del prezzo finale”. ”Non avalleremo nessun intervento per il ritiro del prodotto - sottolinea il presidente Copagri - se non ci saranno certezze per i produttori legate alla redditività e misure che prevedano la programmazione della produzione e la riorganizzazione del settore”. Mentre sono ”accolte favorevolmente” le ”misure che prevedono una rappresentanza dei pastori all’interno dei consorzi, il monitoraggio del rispetto delle quote di produzione, l’istituzione un registro telematico del latte ovi-caprino, una moratoria dei mutui, iniziative di promozione e internazionalizzazione e la nomina di un prefetto con compiti di analisi, sorveglianza e monitoraggio delle attività della filiera”.