"Convocare al più presto un tavolo per affrontare l’emergenza e per dare vita al Piano energetico regionale impiegando le risorse europee". È questa la richiesta dei sindacati confederali dopo l’audizione, alla commissione ambiente della Regione Liguria sulla Centrale Tirreno Power, posta sotto sequestro dall’11 marzo 2014 per violazioni all’Aia. Una situazione, spiegano i sindacati in una nota, che ha già portato, con il sequestro delle unità a carbone, alla fuoriuscita dal lavoro di 70 lavoratori diretti. L’organico è passato da 240 a poco più di 160 unità e ha interessato in modo drammatico i lavoratori dell’indotto, per i quali si parla di circa 850 famiglie coinvolte. "In autunno scadono i contratti di solidarietà per oltre 160 lavoratori diretti di Vado Ligure - spiegano i sindacati - e se la proprietà non presenta un piano industriale, non si possono prorogare gli ammortizzatori sociali e non resta altra strada che quella dei licenziamenti. La situazione del debito societario di Tirreno Power è ormai critica e c’è il rischio che l’azienda preferisca la strada più semplice, la drastica riduzione del personale". I rappresentanti dei lavoratori hanno apprezzato l’impegno del presidente e della Giunta regionale a costituire un tavolo di lavoro alla presenza del Governo, degli Enti Locali, dell’Azienda e delle parti sociali per affrontare e risolvere la vertenza. "Noi pensiamo che occorra ragionare in termini di riconversione dell’area, che deve restare industriale - spiegano Cgil Cisl e Uil - e riteniamo che si possa uscire dal carbone continuando a produrre energia. A questo proposito bisogna sfidare la proprietà a mettere in campo un progetto industriale ambientalmente e socialmente sostenibile, per riassorbire il personale che diversamente sarebbe in esubero".