Sono 6 mila secondo i sindacati i posti a rischio nel savonese. E per rappresentare la crisi del lavoro che stanno vivendo le principali aziende, i sindacati hanno portato in corteo, questa mattina, a Savona, una cassa da morto con dentro il fantoccio di un operaio e una scritta: "Questo non deve accadere". È giornata di protesta a Savona per difendere l’occupazione con presidi davanti a Bombardier e alla centrale elettrica di Tirreno Power e corteo da Vado a Savona. In circa 500 hanno partecipato alla manifestazione indetta da Cgil, Cisl e Uil che si stanno impegnando per far emergere a livello nazionale il "Caso Savona". I lavoratori delle due aziende, ai quali si è aggiunta una delegazione di Piaggio Aereo, altra impresa in difficoltà, hanno bloccato il casello della A10 di Savona-Vado, fino a quando non è arrivato l’annuncio della convocazione al ministero dello Sviluppo economico per il 16 giugno. L’incontro sarà preceduto da un incontro in Regione il 3 giugno. Il sito di Vado ligure di Bombardier è a rischio perchè l’azienda ha perso la gara per la fornitura dei treni regionali ad alta densità prevista da Trenitalia, mentre la centrale elettrica di Vado di Tirreno Power ha ridotto la sua attività a solo un gruppo a gas, per crisi finanziaria e dopo che nel marzo del 2014 sono stati sequestrati i gruppi a carbone per violazioni all’Aia. Piaggio Aero, controllata dal fondo di investimenti degli Emirati Arabi Mudabala, è in crisi di liquidità per 90 milioni di credi esigibili, dice l’azienda che ha molti lavoratori in cassa integrazione, ammortizzatore che scade il 20 luglio prossimo. Su Piaggio sono saltati sia l’incontro al Mise che quello in Confindustria previsti per oggi. Solo in queste tre aziende i posti a rischio tra diretti e indotto sono circa 4000.
Hanno incrociato le braccia per l'intera giornata su tutto il territorio nazionale, i lavoratori delle tre centrali termoelettriche di Tirreno Power situate: a Vado Ligure, in provincia di Savona; a Torrevaldaliga Sud, a Civitavecchia, a Napoli Levante e 17 centraline idroelettriche distribuite nell'arco dell'Appennino Ligure, per complessivi 380 lavoratori circa.
"Un gruppo - spiegano i sindacati del settore Filctem-Cgil, Flaei-Cisl, Uiltec-Uil, promotori della mobilitazione - è investito da qualche anno da una pesante crisi industriale. Ma non mancherà l'erogazione dell'energia elettrica né tantomeno i servizi essenziali ai cittadini''. L'astensione dal lavoro ''si è resa necessaria - incalzano i sindacati - a seguito della mancata presentazione di un piano industriale credibile da parte di Tirreno Power, tale da consentire innanzitutto la ripresa dell'attività produttiva a salvaguardia di tutta l'occupazione dei propri dipendenti, a pochi mesi dalla scadenza degli ammortizzatori sociali attualmente applicati a tutto il personale''. ''L'azienda - rincarano la dose i sindacati - non ha saputo rispondere altro se non con una richiesta di ulteriore tempo per mettere a punto una soluzione. Le responsabilità di questa crisi sono ben precise e non possono essere pagate dai lavoratori''. A subire le conseguenze della crisi sono circa 190 lavoratori, di cui oltre 100 della centrale di Vado Ligure, dove il sequestro della magistratura delle unità a carbone ha già comportato la fuoriuscita dal lavoro di 70 dipendenti diretti, con un organico passato da 240 unità a poco più di 160 e ha coinvolto in modo drammatico i lavoratori dell'indotto, per i quali si parla di circa 850 famiglie coinvolte.
''In autunno - ricordano i sindacati - scadranno i contratti di solidarietà che oggi coinvolgono tutti i lavoratori di Tirreno Power e, se la proprietà non presenta un piano industriale degno di questo nome, non si possono prorogare gli ammortizzatori sociali e non resta altra strada che quella dei licenziamenti''. Infine, i sindacati hanno ribadito la richiesta fatta al ministero dello Sviluppo Economico per l'avvio di uno specifico tavolo di crisi per la vertenza Tirreno Power e la riattivazione di quello sull'intero settore della produzione termoelettrica. Il sito di Vado ligure di Bombardier è a rischio perchè l’azienda ha perso la gara per la fornitura dei treni regionali ad alta densità prevista da Trenitalia, mentre la centrale elettrica di Vado di Tirreno Power ha ridotto la sua attività a solo un gruppo a gas, per crisi finanziaria e dopo che nel marzo del 2014 sono stati sequestrati i gruppi a carbone per violazioni all’Aia. Queste due crisi mettono a rischio tra diretti e indotto 1200 posti di lavoro. Per Cgil Cisl Uil di Savona "la fase è drammatica". I sindacati chiedono "una presa di posizione forte alle istituzioni, ai parlamentari e alla Regione perchè a rischio non sono solo i posti di lavoro, ma la tenuta economica di un’intera provincia".