Seconda giornata di mobilitazione popolare nel Sulcis Iglesiente, provincia più povera d’Italia, per chiedere lavoro e sviluppo. Mentre il segretario provinciale della Cisl, Fabio Enne, ha annunciato una grande marcia su Cagliari per il 16 febbraio: "La destinazione sarà viale Trento sotto il palazzo della Regione, arriveremo con uomini e mezzi". Intanto oggi una delegazione della Cisl, movimenti Partite Iva, Zona Franca, studenti, artigiani e commercianti hanno occupato il municipio di Carbonia e alcuni sono saliti sulla Torre Littoria. Un’altra delegazione si appresta a fare la stessa azione di protesta nel municipio di Iglesias. "Vogliamo chiedere a consiglieri comunali e sindaci la condivisione ed il sostegno alla mobilitazione popolare e così faremo in tutti i 22 Comuni del Sulcis, fino al 16 febbraio - ha spiegato Enne - lo scopo finale è quello di ottenere un documento condiviso e di sostegno alla mobilitazione firmato da tutti i centri della provincia". La protesta di oggi segue la mobilitazione di ieri con la paralisi delle strade del Sulcis: dalla statale 130 alle porte di Iglesias, alla Pedemontana vicino al castello di Siliqua, al tratto che collega Teulada a Sant’Antioco (vicino a Sant’Anna Arresi) e all’ingresso di Villamassargia.
"Purtroppo, nonostante tutto, non è arrivata alcuna telefonata da parte di nessuno della Giunta regionale - accusa Enne - questo ci costringerà a cercare altri percorsi nell’ambito della mobilitazione, posto che abbiamo ancora la carta dello sciopero generale da utilizzare". "Basta con i tavoli che hanno dimostrato la loro inefficacia. Il governo nazionale deve emanare provvedimenti urgenti per garantire la dignità economica del Sulcis", prosegue Fabio Enne. La rabbia è tanta per la crisi del territorio e la mancanza di lavoro in quella che è considerata la provincia più povera d’Italia, con tante vertenze in atto, dall’Alcoa all’Eurallumina, fabbriche di Portovesme. Son passati tre anni dal protocollo d’intesa sul Piano Sulcis e ancora non è successo nulla di buono, la Regione - affermano i lavoratori - deve scendere in campo.