Dopo l’annuncio di Eni di mettere sul mercato il 49% delle azioni Enipower, i sindacati di molti siti chimici sul territorio nazionale sono in allarme.
“È ormai evidente che del futuro industriale di questo paese e di Eni interessa poco o nulla - scrivono le Rsu della centrale turbogas Sef di Ferrara, insieme a Filctem, Femca e Uiltec territoriali -. Dopo l’annuncio di voler chiudere l’impianto cracking di Porto Marghera, è arrivata a mezzo stampa questa notizia. Una scelta incomprensibile visti i numeri e i valori economici generati dall’azienda. Con rammarico non ci resta che constatare come sia sempre più chiara e lampante la necessità di Eni di fare solo cassa, in spregio al proprio ruolo storico di traino per l’economia e le politiche di sviluppo del Paese”.
Dello stesso avviso anche i sindacati del polo Eni di Sannazzaro-Ferrera. La società Enipower, infatti, si occupa di produzione di energia elettrica e dispone in Italia di cinque centrali termoelettriche, tra cui quella di Ferrera. Uno stabilimento tecnologicamente molto avanzato che produce 650 megawatt di potenza. “Stiamo vivendo un’autentica rivoluzione delle strategie Eni senza i necessari contatti comunicativi sia a livello nazionale che locale con la conseguente crescita di tensione specie in Lomellina, già coinvolta da operazioni di svuotamento della produzione e di professionalità da parte della raffineria di Sannazzaro” lamentano i sindacati che ricordano che in questo sito sono già previsti 140 esuberi a breve.
Una situazione che mette in allarme i sindacati da nord a sud e che vede coinvolto anche il petrolchimico di Brindisi. “Fermo restando ancora una volta lo sconcerto per la modalità con cui a tutti i livelli apprendiamo la notizia, in barba a tutti i protocolli delle relazioni industriali compreso l’ultimo protocollo ’Insieme’ sottoscritto proprio con Eni - affermano i sindacati di categoria brindisini - siamo sorpresi di come una società che fa della transizione energetica la sua missione principale voglia privarsi di una controllata che negli ultimi anni ha prodotto lauti profitti per Eni attraverso l’impegno, la professionalità e l’abnegazione di tutto il personale. Intravediamo in questa operazione l’ennesimo tentativo da parte di Eni di fare cassa ai danni dei lavoratori”. I sindacati assicurano che sono pronti a dichiarare lo stato di agitazione e ad organizzare ulteriori forme di lotta se dovesse essere necessario.
Sara Martano