Venerdì scorso, a soltanto un mese di distanza, la Rifle di Barberino di Mugello ha licenziato altri due lavoratori e "anche in questo caso, come a ottobre, le lettere sono state consegnate senza preavviso ai due lavoratori coinvolti. Nonostante le proteste dei lavoratori, lo sciopero di un mese fa e le rassicurazioni date alla Regione dai dirigenti di Rifle (secondo i quali i tre licenziamenti di ottobre erano una ’operazione chirurgicà), la riduzione del personale continua a ritmo serrato". Lo riferisce una nota sindacale diffusa dalle sigle Filctem Cgil e Femca Cisl Firenze. "Non sono soltanto i licenziamenti a gravare sui lavoratori della Rifle - prosegue il testo - infatti, oltre alla riduzione di cinque posti di lavoro (numero che potrebbe essere ancora parziale), l’azienda ha richiesto a molte lavoratrici, di accettare una riduzione dell’orario di lavoro. La richiesta (o forse una minaccia?) è di quelle da far tremare i polsi: o si accettano le riduzioni dell’orario di lavoro, e conseguentemente del salario, oppure l’azienda procederà con ulteriori licenziamenti. Ormai il quadro è chiaro, Rifle sta attuando una vera e propria ristrutturazione aziendale, i numeri di bilancio di Rifle parlano di una forte crisi e l’azienda sta procedendo, senza mezzi termini, a tagliare posti di lavoro". "Sappiamo - concludono i sindacati - che i licenziamenti e la riduzione dell’orario di lavoro comportano pesanti conseguenze sulle situazioni familiari di chi li subisce, e allora ci chiediamo, come mai non si è scelto l’utilizzo degli ammortizzatori sociali? Si possono adottare il contratto di solidarietà, oppure la cassa integrazione straordinaria per crisi, che consentirebbero all’azienda la necessaria riduzione dei costi e ai lavoratori di riorganizzare le proprie famiglie. Nei prossimi giorni organizzeremo una nuova assemblea sindacale e chiederemo nuovamente la convocazione dell’Unità di crisi lavoro della Regione, inoltre ci riserviamo nuove forme di lotta che decideremo insieme ai lavoratori".