La tensione è alta, il presidio permanente. La Raffineria di Milazzo è una polveriera sociale, pronta ad esplodere. Lo sciopero attuato dai lavoratori dell’indotto, ormai da giorni, ha coinvolto anche alcuni dipendenti diretti della Ram che si sono mescolati ai colleghi rimasti fuori dai cancelli in presidio.
La protesta nasce dalla decisione dell’azienda di non farli rientrare in servizio. In bilico ci sono seicento posti di lavoro, ed è una cifra in difetto, considerato che in alcuni mesi dell’anno sono anche duemila i posti di lavoro che vengono generati per le fermate di manutenzione. Ma l’emergenza sanitaria ha fatto saltare il banco per questi ultimi investimenti e così dai 90 milioni di euro di investimento programmati per il 2020 si è scesi a 45 milioni, con un impatto notevole naturalmente anche sull’occupazione. Il fermo delle attività, poi, ha portato ad una importante giacenza di petrolio nei serbatoi, così il nuovo management ha deciso di bloccare il rientro completo delle maestranze.
"È impossibile continuare a lavorare con il 30% del personale dentro l’azienda e il 70% fuori. Ne risente tutta l’economia della città e del comprensorio - dice Giuseppe Crisafulli, segretario generale della Fim Cisl di Messina. Per fortuna, è arrivata finalmente la convocazione di un tavolo così come richiesto da noi per avere chiarimenti a tutti i lavoratori".
Sindacati e lavoratori, da giovedì scorso, protestano duramente perché nel frattempo è stato annullato l’incontro programmato tra aziende e sindacati. Cgil, Cisl e Uil hanno interessato della vicenda il Prefetto di Messina e solo allora Sicindustria si è affrettata a convocare una riunione tra le parti per venerdì prossimo.
"Abbiamo chiesto un incontro al Prefetto - spiega Antonino Alibrandi, segretario generale della Ust Cisl di Messina - perché la situazione è diventata sempre più difficile. C’è stato un primo confronto organizzato dai sindaci del territorio ma ha avuto l’effetto di esasperare ancora di più l’animo delle persone. Sappiamo che ci sono tutte le condizioni di sicurezza e di produzione per consentire la ripresa delle attività per tutti e considereremo chiusa la vertenza solo con il rientro a lavoro di tutti i lavoratori".
Il problema della Raffineria di Milazzo non è solo occupazionale, i rappresentanti della Cisl lo hanno evidenziato a chiare lettere, soprattutto perché si devono affrontare delicate situazioni legate alle nuove normative ambientali imposte recentemente dalla Regione Sicilia. "Bisogna fare fronte comune per tutelare il lavoro e il sistema produttivo e sociale presente oggi a Milazzo e che fa da motrice a tutta la zona della valle del Mela - aggiunge Alibrandi - perché solo così si può garantire il futuro del territorio".
Fari puntati, quindi, sull’incontro di venerdì prossimo al quale dovrebbero partecipare anche gli amministratori delegati di Eni e Q8. La situazione, infatti, per l’impatto che la Raffineria ha economicamente sul territorio, è molto tesa e il conflitto sociale rischia di alzarsi ancora di più.