La Portovesme Srl, unico stabilimento che produce zinco in Italia e il solo sopravvissuto all'ecatombe industriale nel Sulcis, potrebbe avere i mesi contati. Lo denunciano il segretario territoriale della Cisl Fabio Enne e quello della Femca Cisl del Sulcis, Nino D'Orso, preoccupati per il futuro di circa 1.600 lavoratori e pronti alla mobilitazione in assenza di risposte
da governo e Regione. Il nodo da sciogliere è rappresentante dalle autorizzazioni per ampliare la discarica che consentirà
di proseguire le lavorazioni sino al prossimo giugno. "In assenza delle decisioni sull'individuazione di un sito per allocare gli scarti di lavorazione per i prossimi 10-20 anni", avvertono i due sindacalisti, "lo stabilimento sarà chiuso". C'è poi la questione del prezzo dell'energia elettrica che "presto potrebbe portare alla fermata produttiva", in quanto i costi non rendono la Portovesme Srl - sostiene la Cisl - competitiva rispetto agli altri concorrenti europei. "La concessione per l'utilizzo di un prezzo energetico adeguato, attraverso la super interrompibilità, che scade a dicembre 2017, continua a essere rinnovata in modo da non consentire una programmazione di lungo respiro", lamentano Enne e D'Orso. "E poi la burocrazia, le indecisioni, l'assoluta mancanza di volontà politica che costringe alla cautela sugli investimenti e sulle prospettive di marcia costituiscono il modo più subdolo per arrivare al dramma della chiusura". "La Portovesme srl potrebbe essere l'ennesima vittima di una politica del nulla, che non affronta nè risolve le diverse problematiche necessarie per il proseguo produttivo della fabbrica", accusa la Cisl. "In assenza di risposte concrete, non tarderemo a mettere in atto tutte le possibili rivendicazioni per esigere un ruolo istituzionale più rispettoso degli interessi sociali e della collettività sulcitana".