Cinque anni dopo si accende una luce per l’ex Alcoa di Portovesme. ”Non è il momento di festeggiare”, scrive su Twitter il ministro dello Sviluppo Economico Calenda subito dopo la firma dell’intesa che sancisce il passaggio, via Invitalia, al gruppo svizzero Sider Alloys. Ma sui social sono in molti a farsi sentire dal Sulcis. E sono voci di comprensibile gioia.
Per il governo il riavvio dello stabilimento di Portovesme, ha spiegato Calenda, è di fondamentale importanza dal momento che l’Italia non può fare a meno di produrre alluminio: oggi siamo costretti infatti ”ad importarlo” e a pagare ”un sovrapprezzo” dovuto ai dazi. Il ministro ha anche aperto all’ipotesi che Invitalia entri a pieno titolo nell’azionariato della nuova società ”per rafforzare il nuovo investitore”. Accanto alla società pubblica guidata da Domenico Arcuri potrebbero trovare spazio con una loro quota i lavoratori che in questi anni ”hanno lottato per tenere aperto l’impianto”.
La soddisfazione del governo fa pendant con quella dei sindacati. ”Non abbiamo mai lasciato soli i lavoratori e fin dall’inizio non abbiamo permesso che la disperazione prendesse il posto della speranza e portasse alla rassegnazione anche quando tutto sembrava finito”, commenta il leader della Fim Marco Bentivogli. Che aggiunge: ”I lavoratori dell’ex Alcoa di Portovesme hanno dato un esempio al paese intero di solidarietà e tenacia”. Parla di ”una pagina positiva per la Sardegna e per tutto il Paese” la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan, secondo cui la vicenda Alcoa dimostra che ”in Italia si può e si deve continuare ad investire nei settori industriali, lavorando in sinergia con le istituzioni locali e con un piano industriale adeguato alla sfida dell'innovazione e della competitività”. Un approccio valido anche per altre crisi aziendali, a cominciare da quella di Embraco, ”dove indubbiamente c'è un atteggiamento di chiusura davvero inaccettabile ed oscurantista dell'azienda”.
( L’articolo integrale domani su Conquiste Tabloid)