Ha sollevato polemiche e destato non poche preoccupazioni tra i lavoratori e il sindacato l’annuncio di Eni Versalis di voler chiudere gli impianti cracking di Porto Marghera La Femca Cisl sin dall’inizio ha assunto una posizione netta. “Se la scelta aziendale sarà quella di fermare l’impianto, fermata che comunque era prevista nel 2022, ci dovrà essere in alternativa una seria riconversione industriale - afferma Nora Garofalo, segretaria generale Femca-Cisl -. È per questo che tutti insieme dobbiamo cercare soluzioni a questa difficile e complessa vertenza, che non interessa solo il territorio veneto ma l’intero Paese”.
La prima richiesta del sindacato di categoria cislino è che venga garantito l’approvvigionamento ai grandi petrolchimici del Paese, a partire da quelli del quadrilatero padano quali Ferrara, Ravenna e Mantova. “Poi - continua Garofalo - chiediamo che Eni mantenga gli impegni già presi, e proceda quanto prima alla riconversione industriale del sito di Marghera. La sostenibilità degli impianti e il mantenimento dei livelli occupazionali, infatti, sono due elementi dai quali non si può prescindere. Noi riteniamo che non debba essere tradita la vocazione industriale di Porto Marghera - prosegue Garofalo - perché questa scelta avrebbe ripercussioni gravissime sull’economia nazionale e sullo sviluppo della chimica nel Paese. Bisogna invece garantire, attraverso adeguati investimenti, una trasformazione industriale di valore e di qualità. Riconvertire le produzioni, investire risorse, creare prodotti competitivi, riqualificare gli occupati, garantire la sostenibilità delle produzioni sono gli obiettivi ai quali puntare, e azienda e sindacati devono essere parte attiva di questo percorso, da realizzarsi grazie anche al ruolo del Mise, che deve farsi garante per conto del Governo. Si parla tanto di transizione industriale green - conclude Garofalo - adesso Eni ha la grande responsabilità di metterla in pratica, con benefici per tutti: per l’economia, l’ambiente, l’occupazione”.
Sa. Ma.