Continua l’emergenza negli istituti penitenziari e ancora una volta i sindacati di categoria sono costretti a proclamare lo stato di agitazione degli addetti di polizia penitenziaria.
“Una gravissima emergenza delle carceri, soprattutto in relazione alle aggressioni subite dai poliziotti penitenziari e, in particolare, rispetto ai recenti eventi critici verificatisi a Firenze Sollicciano e Frosinone”denunciano i sindacati di categoria Sappe, Osapp, UilPa, Sinappe, Uspp, Fns Cisl, Cgil Fp . A Frosinone, dove più volte i sindacati hanno chiesto interventi ed ispezioni per la nota e cronica carenza di personale, un detenuto ha sparato colpi di pistola e minacciato altri detenuti.
I sindacati chiedono interventi urgenti per scongiurare il collasso del sistema penitenziario, ma la politica sembra non rispondere alle necessità richieste.
La situazione è sempre più drammatica: criminalità organizzata, soggetti psichiatri, sovraffollamento e la gravissima carenza degli organici connotano la drammaticità degli eventi. Anche dal punto di vista sanitario la situazione non cambia; secondo recenti studi di settore è stato accertato che almeno una patologia è presente nel 60-80% dei detenuti. Questo significa che almeno due detenuti su tre sono malati.
“La politica penitenziaria - sottolineano i sindacati - sta compromettendo seriamente l’ordine e la sicurezza degli istituti penitenziari purtroppo a discapito dell’incolumità fisica e psicologica del personale di polizia penitenziaria”. I sindacati denunciano le condizioni di estremo disagio in cui si trova a lavorare il personale e la grave compromissione della sicurezza degli istituti penitenziari, “aggravate - aggiungono - da una intollerabile compressione delle relazioni sindacali, e da un’inaccettabile inerzia del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria”.
Per tali motivi i sindacati hanno indetto lo stato di agitazione del personale interrompendo tutte le trattative a livello nazionale, di provveditorato e in ogni istituto penitenziario. “In assenza di urgentissimi interventi - concludono - la mobilitazione del personale culminerà con una manifestazione nazionale di protesta”.
Sara Martano