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Difesa

Piaggio Aero, il governo fa melina

di Carlo D'Onofrio

Tre mesi di tempo per fare chiarezza sulla situazione di Piaggio Aerospace e sulla commessa da 766 milioni per i droni. Nel frattempo l’azienda provvederà ad anticipare il pagamento dello stipendio di dicembre. Per quanto riguarda il futuro immediato, l’attività (e gli stipendi dei prossimi mesi) sarà garantita dai contratti appena firmati dal commissario Pietro Nicastro per la manutenzione di velivoli e motori. Il ricorso alla cassa integrazione straordinaria non si renderà dunque necessario. Tuttavia il vertice di lunedì sera al ministero dello Sviluppo Economico non può considerarsi un successo. I sindacati, almeno, non lo ritengono tale. Il perché è chiaro. Di impegni precisi il governo non ne ha presi, limitandosi ad una serie di rassicurazioni piuttosto generiche che fanno intuire come il caso Piaggio Aero non sia in cima alla lista delle priorità.

Difficile interpretare diversamente il rinvio di tre mesi, che porta la vertenza sotto la scadenza elettorale delle elezioni europee. Tre mesi nel corso dei quali il finanziamento deciso dal precedente governo andrebbe rimodulato in un modo che però ancora non è chiaro, forse cambiando il mix di risorse ed indirizzandone una parte su applicazioni civili, dunque non più solo ai droni di impiego militare. Oppure la richiesta di elaborare un piano condiviso, dai contorni vaghi, con istituzioni locali e sindacati per rassicurare clienti e fornitori e riguadagnare le quote di mercato perse.

Di fatto, riassume il segretario generale della Fim ligure Alessandro Vella, dall'incontro ”non è emersa nessuna novità sostanziale se non che bisogna ancora aspettare tre mesi per un avallo al finanziamento e per una rimodulazione dello stesso". Il sospetto che dietro tutti questi ritardi ci sia anche lo zampino dell’ideologia è forte. I 5 Stelle sono sempre stati contrari agli investimenti sulla difesa, anche se poi in alcuni casi, come quello degli F35, la realtà spinge a più miti consigli. Per questo, sostiene Vella, su Piaggio aleggia lo spettro dell’Ilva (sperando che finisca allo stesso modo).

L’assenza di Di Maio, per quanto prevedibile viste le difficoltà della trattativa sulla manovra, non è andata giù alle sigle dei metalmeccanici, che non dimenticano gli impegni e le rassicurazioni che il governo ha fornito nelle ultime settimane. Peraltro le voci sull’ingresso di nuovi azionisti - da Leonardo e dal suo ad Profumo era arrivata una tiepida disponibilità - si sono dissolte nello spazio di pochi giorni. La verità, prosegue Vella è che ”siamo passati dalle rassicurazioni del 20 novembre, quando ci fu detto che il ministro Di Maio e il premier Conte stavano trattando il dossier con l'azionista per una soluzione, alla richiesta di ammissione da parte della proprietà di Piaggio Aero, all'amministrazione straordinaria”. Da allora solo parole.

( 18 dicembre 2018 )

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