Alla Perugina-Nestlè di San Sisto, alle porte di Perugia, rischio licenziamento per 300 dipendenti.
Questo il motivo dello stato di agitazione, dichiarato per via della mancanza di un piano industriale della multinazionale e della riduzione dei volumi produttivi. Sono ormai in scadenza i contratti di solidarietà stipulati nel 2013, con sacrificio dei lavoratori che rinunciano a parte dello stipendio per evitare il licenziamento dei colleghi, si è cercato di mettere in sicurezza l’impianto della fabbrica di San Sisto. È stato fatto dopo le occasioni perse nella campagna 2013/14 per ricreare le condizioni di competitività ed efficienza utili a riposizionare la Perugina nel sistema Nestlé Europa. Nonostante i sacrifici dei lavoratori la Nestlé ha continuato a ridimensionare lo stabilimento della Perugina dismettendo produzioni, perché fuori mercato, e delocalizzando molte commesse.
Una posizione rincalzata dagli stessi delegati Rsu di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, Luca Turcheria, Mirco Mezzasoma e Fabiano Rosini, i quali nei giorni precedenti hanno denunciato i mancati segnali di ripresa ed i piani di investimento che traballano. "Non aspetteremo che si esaurisca l’accordo di solidarietà per ritrovarci in mano la patata bollente di ridimensionamenti del sito ma, insieme alle segreterie di categoria, è nostra intenzione, se non avremo risposte convincenti, avviare subito un percorso vertenziale insieme ai lavoratori. L’obiettivo è ridare alla nostra fabbrica un ruolo da protagonista all’interno del gruppo Nestlé".
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