di Silvia Boschetti
Segnale positivo nella vertenza Pernigotti. Da oggi la strada da seguire è quella della reindustrializzazione dello storico stabilimento produttivo di Novi Ligure (Alessandria) noto per la produzione di gianduiotti e cremini. L’intesa arriva nella notte e raccoglie le richieste del governo di sospendere la cassa integrazione per cessata attività fino al 31 dicembre. Tirano dunque un sospiro di sollievo i cento dipendenti di Novi Ligure e l’indotto dell’azienda, che occupa 130 interinali. Un esito scaturito dal confronto tra il premier Giuseppe Conte, il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio e il proprietario turco Zafar Toksoz. A questo punto, per garantire gli ammortizzatori sociali ai dipendenti, l’azienda procederà con la richiesta di cassa integrazione con causale di reindustrializzazione. Da Palazzo Chigi comunicano inoltre che a valutare le ”opportunità produttive” sarà un ”soggetto terzo” di prossima nomina. Ancora nessuna novità, invece, rispetto alla cessione del marchio da parte dei Toksoz. Per i dipendenti resta perciò la preoccupazione e continua lo sciopero cominciato il 6 novembre dopo il fatidico annuncio di chiusura e licenziamenti. Inoltre si farà comunque la marcia a sostegno della vertenza prevista per il prossimo 1 dicembre. Uno spiraglio accolto con prudenza dai lavoratori che presidiano l’azienda. ”Vogliamo tutto scritto nero su bianco e vogliamo che sia indirizzato direttamente a noi”. Ribadisce Luca Patelli, uno dei portavoce dei dipendenti della Pernigotti.
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