Circa 300 lavoratori del ministero dell'Ambiente, alla seconda giornata di sciopero, hanno manifestato stamattina sotto il dicastero chiedendo il mantenimento del posto di lavoro. Si tratta dei lavoratori, in maggioranza tecnici laureati, assunti dalla Sogesid, società del Mef che opera come società in house del minambiente.
I circa 400 Sogesid che ogni giorno lavorano al ministero rappresentano circa la metà dei lavoratori del dicastero e assicurano ogni giorno lo svolgimento delle attività istituzionali di tutela ambientale.
Il ministro Costa nel suo atto di indirizzo ha scritto che entro il 2019 cesserà ogni “assistenza tecnica” di Sogesid al ministero. Intanto non è stata rinnovata la convenzione quadro fra ministero e la società e da domani mattina sono fuori dal ministero i lavoratori di due direzioni (su sei) che si occupano di rifiuti, inquinamento, clima ed energia. Le convenzioni ponte delle due direzioni non sono state infatti ancora ratificate dalla Corte dei conti e le vecchie convenzioni scadono oggi.
“La mancanza di programmazione delle attività sull’ambiente, le dichiarazioni contraddittorie del ministero sulle sorti di Sogesid e dei lavoratori, la confusione organizzativa e amministrativa, l’incapacità di sostenere un confronto con il sindacato, stanno mettendo seriamente a rischio 400 posti di lavoro e l’efficienza delle politiche ambientali per il Paese”affermano le segreterie territoriali e regionali Roma e Lazio di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil.
“Nonostante le dichiarazioni al tavolo del 3 ottobre fatte dal Ministero e da Sogesid, ad oggi, non abbiamo atti concreti che confermino la prosecuzione di tutte le attività dell’azienda in normale regime di convenzione- continuano i sindacati -, non abbiamo nessuna certezza della stabilizzazione dei contratti a tempo determinato, nessuna effettiva formalizzazione di concorsi per il Ministero e nessun piano industriale per Sogesid”.
Una situazione che rischia di far precipitare la Sogesid, nonostante il carico di attività e delle competenze, in una grave crisi delle quale i lavoratori non hanno nessuna responsabilità.
I sindacati chiedono l’urgente convocazione di un tavolo di confronto al fine di trovare una soluzione positiva per la vertenza.