La maison Braccialini è stata dichiara fallita dal Tribunale di Firenze dopo aver revocato l’ammissione al concordato preventivo e rigettato la domanda di omologa. Oltre alle difficoltà tipiche delle crisi aziendali, il tribunale fallimentare di Firenze, nel decreto in cui respinge la richiesta di concordato preventivo, rileva anche un aspetto particolare, e cioè che la casa di moda Braccialini spa avrebbe preso accordi con quattro fornitori, tutte aziende cinesi. Accordi “relativi a duplicazioni di fatture e pagamento per spalmatura” di debiti pregressi, già maturati con gli stessi quattro fornitori, rinnovando i rapporti con questi quattro creditori con nuove forniture.
Si tratta di operazioni nell’ordine complessivo di alcune centinaia di migliaia di euro che vennero pattuite nel periodo che va da febbraio a luglio 2016, cioè in tempi vicini, prima e dopo, alla richiesta di concordato. Il tribunale fallimentare giudica ostativo all’ammissione di concordato questa emissione di fatture per pochi, selezionati creditori, un aspetto di cui i giudici rilevano “la natura fraudolenta e antigiuridica dell’effettuazione di pagamenti di debiti già maturati attraverso l’emissione plurima di fatture, in differenti versioni, cambiandone la data, e l’inclusione di creditori chirografari anteriori al concordato in nuove fatture attraverso la spalmatura di crediti anteriori al fallimento”.
La continuità aziendale, cioè produzione e commercializzazione di prodotti a marchio Braccialini con le maestranze storiche, prosegue ora sotto Graziella Group a cui i marchi Braccialini e Tua sono stati ceduti nel 2017 come rami d’azienda. Invece sono tutti da capire i riflessi che la dichiarazione di fallimento potrebbe avere sull’inchiesta per bancarotta della procura di Firenze: ci sono oltre 25 indagati, ossia i membri dei cda in carica tra il 2011 e il 2014 e i collegi dei revisori di quegli anni in cui maturarono le difficoltà dell’azienda.
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