"La gara è illegittima, ma non si può annullare. Per questo é un delitto perfetto" messo in atto con "eccesso di potere". E' questa, in sintesi, la posizione del ministro Luigi Di Maio, espresso nella conferenza stampa convocata stamane al Mise dopo la pronuncia dell'Avvocatura dello Stato. Di Maio aveva interpellato l'organo il 7 agosto, ponendogli tre quesiti, diversi da quelli su cui si è pronunciata in precedenza l'Autorità Anticorruzione. E tra questi, la richiesta di sapere se l'immunità giudiziaria concessa ai commissari Ilva, agli acquirenti e ai loro delegati nell'attuazione delle disposizioni del piano di risanamento ambientale del siderurgico di Taranto, contrasti o meno con le leggi vigenti. L'Avvocatura ha trasmesso al ministro il parere (35 pagine) nella serata del 21 agosto e ieri sera Di Maio ha comunicato di averlo ricevuto, facendone una sintesi e non pubblicando il testo completo.
"Se un'azienda ci chiedesse di partecipare alla gara, ci sarebbero le ragioni di opportunità, noi potremmo revocare la gara" ha anche detto Di Maio. "Mittal è sempre stata in buona fede. Il delitto perfetto lo ha fatto lo Stato creando una procedura piena di vizi e illegittimità" ha aggiunto Di Maio. Insomma, la colpa sarebbe tutta del governo precedente e del ministro Calenda in particolare. Che, infatti, è stato il prima a replicare, sfidando Di Maio ad annullare la procedura.
"Dopo il parere dell'avvocatura bisogna uscire da questa fase di stallo e di indecisione sul futuro dell'Ilva", avverte dal canto suo la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. "Non possiamo scaricare i costi di questa querelle infinita né sui lavoratori, né sulla comunità di Taranto. Il Governo ha il dovere di prendere una decisione definitiva per garantire la continuità della produzione di acciaio di cui il paese ha bisogno ed avviare il risanamento ambientale. Ogni altro ritardo - afferma - è un
danno per la sicurezza dei lavoratori, per la comunità di Taranto e per tutto il paese".
Di Maio, invece, ha deciso di avvalersi di altri 15 giorni per verificare con il Ministero dell'Ambiente i punti intermedi della procedura. E intanto ha esortato le parti sociali a tornare al tavolo: "Un accordo che porta lavoro a Taranto rappresenta l'interesse pubblico attuale e concreto da tutelare che eviterebbe la revoca della gara", ha spiegato.
Ma proprio dai sindacati, su cui Di Maio è sembrato voler scaricare la responsabilità di sbrogliare una matassa che lui stesso ha contribuito ad aggrovigliare, è arrivato un secco altolà. "Nella conferenza stampa, il Ministro ha dichiarato per ben 5 volte che per lui e il Ministero la gara è ''illegittima''. Che vi è stato ''eccesso di potere''. Ma che la legge impedisce sia di pubblicare il parere dell''avvocatura e anche di annullare la gara. Purtroppo caro Ministro, nel parere che lei stesso ha chiesto all''Anac, quest''ultimo assegna a lei la facoltà di annullare la gara, pertanto se ne assuma tutta la responsabilità. Se ''eccesso di potere'', ''conflitto di interessi di Marcegaglia'', etc. ne dimostri illegittimità e proceda. Altrimenti, il vero delitto perfetto è chiudere Ilva, dando anche di questo responsabilità a altri''. Questa la replica del segretario generale Fim Cisl, Marco Bentivogli. ''Nel suo scaricabarile lei, tutto concentrato nelle responsabilità del Governo precedente e molto magnanimo con Arcercelor Mittal, dice che il Sindacato e l''azienda possono continuare la trattativa. Secondo lei, dovremmo negoziare con un'azienda e cercare un'accordo con un'azienda che a suo parere ''ha vinto una gara in modo illegittimo''?
Lei sa bene che la trattativa si è interrotta dopo il giuramento del nuovo Governo perchè sia il sindacato che l'azienda hanno chiesto chiarimenti sulle condizioni di partenza e le intenzioni del Governo rispetto alle ipotesi di chiusura, sostenuta più volte dal suo partito'', continua Bentivogli. Purtroppo il 6 agosto (in uno dei 4 incontri in 4 mesi con lei) abbiamo appreso che le condizioni di partenza sono più arretrate di quelle a cui abbiamo detto di no al Governo precedente -continua Bentivogli-. Il Ministro sa bene che il contratto tra Commissari (che lui ha peraltro prorogato) e Arcelor Mittal contiene espressamente che tali condizioni (anche su esuberi) possano essere migliorate dall''accordo sindacale. Ora, con l''azienda quasi ferma ma sempre più pericolosa perchè priva di manutenzione il Ministro si prende altri 15 giorni che scarica sul Ministro dell''ambiente. Occuparsi della salute dei cittadini di Taranto e del lavoro dei lavoratori dell'Ilva non lo si fa dando ragione contemporaneamente a chi vuole chiudere lo stabilimento e a chi vuole rilanciarlo. Tra due settimane scade il mandato ai Commissari che come è noto sono sotto di 130 milioni di euro per proseguire con le spese ordinarie. Risorse a carico dei contribuenti e su cui sarà necessario il 12° decreto dopo che lei ha contestato i troppi decreti di tutti i Governi precedenti''. ''Non ci costringa a chiedere alla Magistratura la pubblicazione di ciò che le ha inviato l''Avvocatura e non a fine procedura ma immediatamente".
Anche per Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, "siamo di fronte a una grave irresponsabilità delle istituzioni, sia quelle che ieri ci hanno tenuti fuori dall'accordo con Arcelor Mittal che quellech e oggi parlano a mezzo conferenze stampa senza indicarci unastrada concreta da percorrere". "Siamo stanchi di assistere da oltre sei anni a questo scaricabarile sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini", aggiunge. "Inoltre scaricare la responsabilità sull'accordo sindacale in questo clima di incertezze ci sembra un atto illegittimo". In questa situazione, prosegue Palombella, "è ormai chiaral'impossibilità della ripresa del confronto con Arcelor Mittal e il raggiungimento di un accordo, data l'assenza di una regia del Governo e del dicastero guidato da Di Maio". E conclude: "Il ministro ci dica a questo punto senza mezzi termini come intende gestire l'esaurirsi delle risorse economiche e la chiusura dell'Ilva. E' il momento che ciascuno si assuma le proprie responsabilita'".
Intanto il 15 settembre si avvicina. A ricordarlo in una dichiarazione rilasciata all'agenzia Dire è Valerio D'Alò, segretario generale della Fim Cisl di Taranto. Quel giorno "i fondi a disposizione del commissario straordinario termineranno. Scadranno inoltre i novanta giorni di proroga concessi al programma di affitto di Arcelor Mittal. È evidente che una decisione va presa”. Secondo il sindacalista, Di Maio deve ”evitare ogni sotterfugio e dire a chiare lettere se l’Ilva deve essere consegnata o meno a Mittal; se va tenuta aperta o va chiusa; se la gara va annullata o meno. Se realmente sussistono le condizioni per annullare la gara, agisse assumendosi ogni responsabilità”. Non si sottovaluti ”che - avvisa D’Alò - l’attesa dei lavoratori in cassa integrazione e delle ditte in appalto, oggi chiuse o in ammortizzatori sociali, si potrà trasformare in mobilitazione qualora il futuro ambientale e occupazionale di Taranto dovesse essere messo a rischio dai giochi della politica di qualunque schieramento. Non abbiamo avuto remore a scioperare col governo precedente, non ne avremo con l’attuale se sarà necessario”. La Fim Cisl ”ha la sensazione - sostiene il segretario Fim - che per il ministro Di Maio il passaggio dell’Ilva a Mittal vada comunque bene e che questi approfondimenti in atto abbiano solo finalità politiche o, nella migliore delle ipotesi, che qualcuno prenda al posto suo la responsabilità di chiudere definitivamente lo stabilimento. Di sicuro non può scaricare al sindacato questa responsabilità”