”Non posso credere ci sia un rischio per Ilva. Capisco e rispetto il punto di vista del presidente della Puglia, del sindaco di Taranto: lo interpreto come il tentativo legittimo di ottenere le condizioni migliori, ma qui parliamo di un investimento che da un lato salva 10/15mila posti di lavoro e dall’altro investe tantissimo per bonificare una delle zone più inquinate al mondo. Non credo che gli enti locali lavoreranno per far saltare l’investimento. Noi siamo aperti al dialogo ma tutto possiamo fare tranne che far scappare gli investitori”. Paolo Gentiloni prova a ricucire il nuovo strappo che si è aperto tra il governo e le istituzioni locali pugliesi. Lunedì i ministri dell’Ambiente, della Sanità, dello Sviluppo Economico e della Coesione territoriale hanno comunicato la bocciatura della proposta formulata da Regione Puglia e Comune di Taranto per arrivare alla firma di un accordo di programma per lo stabilimento di Taranto, condizione necessaria a disinnescare il ricorso presentato proprio da Regione e Comune contro il dpcm che ha approvato il piano ambientale.
In questo clima i sindacati sono tornati ieri al ministero dello Sviluppo Economico per il secondo dei due incontri dedicati allo stabilimento di Taranto. Come il giorno precedente, il confronto si è appuntato sulle linee generali. La Fim parla di ”passi avanti”, ma con il segretario di Taranto e Brindisi Valerio D’Alò sottolinea anche gli aspetti da chiarire restano molti, a cominciare dalle ”perplessità” che il sindacato nutre ”sul possibile modello produttivo futuro, di cui abbiamo ricevuto parziali risposte, come nel caso dei treni nastri, laminatoio a freddo e tubifici”. D’Alò tira anche una stoccata a Melucci: ”Contrariamente a quanto afferma anche il sindaco di Taranto noi riteniamo che l’unica soluzione possibile per Taranto la si trovi tenendo aperto lo stabilimento. Con l’irresponsabilità del benaltrismo non si è mai risolto nessun problema”
( L’articolo integrale domani su Conquiste Tabloid)