Dopo la maratona di ieri, finita a tarda notte con un nulla di fatto, sindacati e ArcelorMittal sono tornati oggi al tavolo per per esplorare ancora la possibilità di un accordo sull’Ilva. Ma neppure al termine della riunione ristretta tra i leader di Fim Fiom Uilm e Usb e i rappresentanti del gruppo franco - indiano si è materializzata un’intesa. Su alcuni capitoli le posizioni si sono avvicinate, ma non su quello dell’organico della nuova società in cui transiteranno gli asset Ilva, che dovrebbe lasciar fuori circa 4mila lavoratori. Una cifra che i sindacati, che del resto di esuberi fin dall’inizio della trattativa hanno chiarito di non accettarne nessuno, non possono lasciar passare. Con ArcelorMittal il canale del dialogo resta comunque aperto. Dall’assemblea di Confindustria si fa sentire intanto Vincenzo Boccia, che esorta il futuro governo gialloverde a ”superare il blocco ideologico” e ad accantonare ogni ipotesi di chiusura, inconcepibile specie in un momento in cui in Cina e negli Stati Uniti ”si parla di produrre più acciaio”.
Ancora più duro il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, che bolla come ”delirio populista” l’ipotesi di chiusura progressiva avanzata dai 5 Stelle e invita i sindacati a ”fare presto” per usufruire delle ”ultieriori risorse” che il governo è pronto a stanziare.
Ad augurarsi che Mittal e le sigle dei metalmeccanici raggiungano un’intesa è anche la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan, che si dice in sintonia con l’analisi di Boccia: ”L’Italia ha bisogno di rafforzare le sue produzioni industriali, non certo di indebolirle”.
(L'articolo integrale domani su Conquiste Tabloid)