I sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm attendono per la prossima settimana la convocazione da parte del ministero dello Sviluppo economico per discutere della proroga degli ammortizzatori sociali nel gruppo Ilva ormai in scadenza. A Taranto, dove è concentrata la platea più rilevante, i contratti di solidarietà, che negli ultimi anni hanno coinvolto circa 3mila dipendenti, scadono alla fine del mese. L'Ilva, in vista di questa scadenza, ha proposto ai sindacati il ricorso alla cassa integrazione straordinaria. In particolare per Taranto ha chiesto la cassa per 4.984 lavoratori ma sia a Taranto che a Marghera, dove l'ammortizzatore é stato proposto per un altro sito del gruppo ( con una ottantina di addetti), i sindacati hanno respinto la proposta e chiesto il confronto presso il Mise. In particolare i sindacati contestano sia i numeri, soprattutto per Taranto, definiti eccessivi (sono coinvolte quasi 2mila lavoratori in più rispetto alla solidarietà), sia lo strumento individuato, preferendo la riproposizione dei contratti di solidarietà. Ma questa strada appare difficilmente praticabile tanto più che il Governo, con un emendamento al decreto sulla coesione territoriale e il Mezzogiorno, approvato ieri dalla Camera e ora trasmesso al Senato, ha inserito una dote di 24 milioni per consentire che nel 2017 il personale dell'Ilva che andrà in cassa integrazione e che quindi potrà avere lo stesso trattamento economico percepito nel 2016 con i contratti di solidarietà. In tal modo i lavoratori in cigs non perderebbero mediamente altri 130-150 euro di media al mese rispetto a quanto già previsto col ricorso alla solidarietà. Ora, dunque, il confronto al Mise dovrà servire a far quadrare l'intera questione e a trovare un'intesa soprattutto sui numeri ed in particolare a Taranto.
Intanto non si registrano novità, almeno per ora, circa la vproroga sulla definizione dell'offerta concessa dalla gestione commissariale dell'Ilva alle due cordate industriali che si sono fatte avanti per l'acquisizione dell'azienda, proroga di cui non si conoscono attualmente i termini precisi. Ovvio che la proroga influirà sui tempi a valle e quindi sulla data entro la quale le aziende del gruppo Ilva messe in vendita passeranno effettivamente di mano.