Le segreterie territoriali Fim, Fiom e Uilm di Taranto e le rappresentanze sindacali unitarie dell’Ilva hanno chiesto un incontro urgente alla presidenza del Consiglio di ministri per discutere della situazione dello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto e degli scenari futuri alla luce della pubblicazione del decreto che accelera la vendita delle aziende del Gruppo. "Deve essere estremamente chiaro - è detto in una nota - che qualunque assetto futuro, legato anche ad eventuali innovazioni tecnologiche, non deve ridurre il peso dell’azienda stessa, ridimensionando il lavoro e le attività".
"Sgombrato il campo da una situazione assurda: la 'nazionalizzazione' che solo la Fim ha detto e ripetuto (anche al tavolo del governo), non avere alcuna possibilità di riuscita, adesso bisognerebbe ripartire dal piano industriale dell'ex commissario Bondi, che rispettava l'Aia, ma parlava anche di rilancio, di crescita produttiva e di tecnologia, con l'utilizzo del pre-ridotto". Interviene poi il segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli a proposito del sito di Cornigliano. "Sarebbe ora di smetterla con il gioco delle cordate - ha detto il leder della Fim - in cui ci sono quattro furbi e un fesso che ci mette i soldi. Il ministro Guidi si sta impegnando su questo fronte, ci sta mettendo la faccia, ma bisognerebbe capire il progetto prima dei nomi". Per quanto riguarda l'ipotesi di uno spezzatino dell'Ilva, Bentivogli chiarisce che "l'unicità del gruppo non può essere messa in discussione. La vertenza Ilva è globale, lo è da un punto di vista geopolitico. Taranto, Genova e Novi Ligure devono avere lo stesso destino. L'interesse di Mittal non è un segreto - ha proseguito -, la multinazionale è disponibile ma a condizione di avere il controllo del gruppo italiano. Quanto agli asiatici stiamo a vedere: NipponStell si era avvicinata al dossier, gli altri sono silenti per ora, ma potrebbero mostrarsi presto". "Gli italiani sono stati chiari - ha concluso il leader della Fim sul possibile ruolo che potrebbe giocare cassa depositi e prestiti - non può essere caricato sulle loro spalle il peso dell'ambientalizzazione e del dissequestro delle aree".
Le organizzazioni sindacali ammettono che indiscutibilmente cresce di ora in ora la preoccupazione e l’angoscia tra i lavoratori soprattutto per le eventuali ricadute negative in termini di frammentazioni societarie, le quali se praticate, inevitabilmente determinerebbero a nostro avviso pericolosi scenari per quanto riguarda il mantenimento degli attuali livelli occupazionali, l’effettivo risanamento ambientale e il rilancio dell’azienda. Alla luce "di quanto denunciato, in assenza di un tempestivo coinvolgimento", Fim, Fiom e Uilm precisano che "daranno inevitabilmente avvio ad una intensa fase di mobilitazione. Il confronto - spiegano - si ritiene imprescindibile per ribadire la strategicità del settore siderurgico per l’intero Paese per il suo peso industriale ed economico, la garanzia per il pieno ed effettivo risanamento ambientale della fabbrica e la totale salvaguardia degli attuali livelli occupazionali in termini di lavoratori diretti e di indotto, questi ultimi già pesantemente penalizzati".