Riparte oggi al ministero dello Sviluppo Economico la trattativa tra ArcelorMittal e i sindacati - arbitri il governo ed i commissari dell’Ilva - sul piano industriale. Un nuovo inizio che però nasce sotto la stessa (cattiva) stella che aveva vegliato dall’alto l’epilogo del 2017. Perché siamo sempre lì: con il ricorso al Tar sul piano ambientale ancora pendente è difficile, per non dire impossibile, che un negoziato già di suo assai complesso possa progredire. Il problema è che Michele Emiliano, uno dei due proponenti insieme al sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, di fare un passo indietro proprio non vuole saperne. L’ha detto chiaramente anche ieri, rispondendo per l’ennesima picche all’ennesimo appello del ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, ed oggi l’ha ribadito con i fatti. Vale a dire dribblando, con una richiesta di rinvio, la votazione sugli ordini del giorno presentati in Consiglio regionale da Sinistra Italiana, Forza Italia e M5S. Sinistra Italiana e Forza Italia sollecitano il ritiro del ricorso, i grillini no, loro chiedono la chiusura dell’Ilva durante i wind days. Per evitare inciampi - il Pd non è compatto dietro il governatore, l’ala renziana infatti è in subbuglio - ecco la decisione di evitare l’ostacolo. Questa la motivazione offerta dal governatore in Consiglio: ”Eventuali voti ora potrebbero dare la scusa al Governo per chiudere trattativa. Propongo quindi un atto di compromesso utile al Consiglio: a fronte del rinvio porterò in Aula il testo della bozza dell’accordo con il governo per essere autorizzato dal Consiglio a firmarlo”.