Le modifiche proposte da ArcelorMittal al suo piano per l’Ilva ”non sono ancora soddisfacenti”. La sentenza di Luigi Di Maio arriva al termine del tavolo monstre intorno al quale, nelle stanze del ministero dello Sviluppo Economico, si sono seduti ben 62 soggetti, tra istituzioni locali, sindacati, associazioni ambientaliste e dei consumatori, comitati e movimenti assortiti.
Dunque il gruppo indiano non ha superato l’esame, a quel che pare. Né l’accelerazione sulla copertura dei parchi (carbone e minerali), anticipata al 2020 rispetto al 2023, data prevista inizialmente dal piano ambientale, né l’impegno a contenere del 15% le emissioni di C02 valgono a strappare il consenso del governo.
Di Maio è tornato poi ad attaccare il governo precedente: ”Se ha sbagliato la gara, si prende una responsabilità che è senza precedenti. Non me la prendo io - ha scandito il ministro - io mi prendo la responsabilità della gestione di quello che viene dopo”. E ancora: ”Mi auguro che tutto sia in regola, me lo auguro per il bene dello Stato. Se non dovesse essere così, porto tutte le carte in procura perché se ci sono rilievi ci sono dei reati commessi”. Tocca all’Avvocatura dello Stato, che sarà allertata entro ”questa settimana”, dire ”che cosa si può fare e che cosa no”.
Prontamente a Di Maio si è allineato Michele Emiliano, che ha definito ”un piccolo passo avanti assolutamente insufficiente a garantire la salute dei miei concittadini” le controproposte di ArcelorMittal. Che sul versante dell’occupazione non ha scoperto le carte. Lo farà molto presto, probabilmente già nei prossimi giorni, con i sindacati. I quali, nel frattempo, sembrano molto meno critici del governo. Anzi, è proprio nei confronti dell’esecutivo che si incanala il loro malumore. Per il leader dalla Fim Marco Bentivogli l’incontro di oggi è stato ”un happening estivo”, un modo ”di portare avanti la vertenza inconcludente e che ha come unico obiettivo quello di allungare i tempi”. Per il numero uno dei metalmeccanici della Cisl va invece riaperto rapidamente il negoziato sul piano occupazionale e industriale: per noi piano ambientale e piano occupazionale vanno di pari passo, senza voler dare precedenza ad uno o all’altro”.
( L’articolo integrale domani su Conquiste Tabloid)