Ilva e sindacati metalmeccanici affrontano in una riunione ristretta al Mise il problema dei numeri della cassa integrazione a Taranto. Il confronto riprende alle 18 e sarà nuovamente presente la viceministro Teresa Bellanova che ha avviato la discussione. Da fonti sindacali si apprende che la viceministro ha ribadito lo strumento della cassa integrazione straordinaria e che non ci sarà alcuna riproposizione del contratto di solidarietà, ammortizzatore sociale usato in questi anni e adesso in scadenza. Teresa Bellanova ha quindi citato il decreto legge sul Sud, i 24 milioni inseriti dal Governo con un emendamento per assicurare ai lavoratori lo stesso trattamento economico percepito nel 2016 con la solidarietà, ovvero il 70%, e affermato che la platea di cassintegrati che può coprire lo stanziamento è "già nota a tutti". L'Ilva ha invece chiesto la cassa per 4984 unità ed è chiaro che la discussione di queste ore sarà essenzialmente finalizzata a ridurre il numero dei lavoratori interessati.
"Non deve essere perduto alcun posto di lavoro, tanto in riferimento ai dipendenti diretti, quanto ai dipendenti delle aziende dell’appalto e dell’indotto, a fronte di un processo produttivo che non potrà essere inferiore ad 8 milioni di tonnellate l’anno nello stabilimento". Lo sottolinea in una nota, commentando le ultime vicende dell’Ilva, il segretario generale della Fim Cisl di Taranto, Antonio Castellucci. Secondo il rappresentante sindacale, "sarebbe avventato criticare o, di contro, decantare una cordata interessata a rilevare il siderurgico ionico, il più grande d’Italia, appena dopo aver letto alcuni comunicati stampa. Opportuno sarebbe, invece, che si analizzasse e si esprimesse un giudizio dopo una reale quanto opportuna valutazione dei Piani industriali e ambientali delle due cordate concorrenti. Insomma: occorre che si giudichi fondandosi sui fatti". La modernizzazione degli impianti e l’ambientalizzazione - osserva Castellucci - determinerà, nei fatti, una produzione maggiormente qualitativa e quantitativa rispetto ad oggi. Ma non c’è più tempo da perdere. È indispensabile che l’iter di cessione, la tempistica di assegnazione, la transizione commissariale, non segnino ulteriori rallentamenti. Preoccupano "non poco - conclude il sindacalista - le vicende che si succedono nelle ultime settimane, oppure eventuali strumentalizzazioni che potrebbero determinare ulteriori ritardi ma non vogliamo nemmeno immaginare per un istante che possano vanificarsi decreti, risorse finanziarie, impegni assunti dagli ultimi Governi, dal 2012 ad oggi, e speranze di tanti lavoratori e delle loro famiglie".