"Non escludiamo la mobilitazione nella maniera più assoluta, lo stiamo già facendo per il contratto, ma questa deve avere obiettivi e bersagli certi". Lo sottolinea in una nota Valerio D’Alò, segretario della Fim Cisl di Taranto, soffermandosi sull’incertezza che caratterizza la fase di cessione dell’Ilva e le voci su possibili conseguenze sul piano occupazionale.
"In merito ai paventati 4mila esuberi - osserva il sindacalista - ci sembra strano scoprire la preoccupazione di chi quella fabbrica la vuole chiusa e quindi con più di 11mila esuberi. Quelli non siamo e non saremo noi". D’Alò critica anche quanti, tra Comitati, ambientalisti ed esponenti politici intervengono sulla questione Ilva. "Una serie di pseudo esperti che - attacca il sindacalista - sembrano (a parole) avere a cuore le sorti dei lavoratori dello stabilimento Ilva di Taranto. Siamo ad un livello di ipocrisia, di una voglia di mettersi in mostra, che va oltre ogni limite di accettabilità: sarebbe il caso di chiedersi dov’erano, tutti questi signori, durante tutta questa lunga difficile fase? Durante questi otto anni di crisi e di salari decurtati. Ci accusano di non incontrare i lavoratori: niente di più falso, visto che le ultime assemblee sono partite già dalla scorsa settimana". Adesso, conclude D’Alò, «"anche chi quella fabbrica non sa nemmeno dove stia, si lascia andare a ricette, previsioni date per certe su chi compra. E tutto, naturalmente, a scapito dei lavoratori. Come Fim Cisl continuiamo a testa alta a difendere ambiente e lavoro. Il decreto ha lati oscuri palesi, lo abbiamo detto, ma non è creando divisioni che risaneremo la città e rilanceranno l’occupazione".