"ArceloMittal rispetti gli impegni assunti soprattutto quelli sul mantenimento dei livelli di stipendi e d’inquadramento dei lavoratori". Cosi il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, uscendo dal Mise dopo lo stop al tavolo sull’ Ilva nella giornata in cui si sono svolte anche le 24 ore di sciopero degli stabilimenti. Di fronte alle richieste del ministro, riferiscono i sindacati, i rappresentanti di Arcelor Mittal hanno detto di non avere il potere per trattare e di dover consultare l’azionista. A questo punto Calenda ha deciso di aggiornare il tavolo.
"Oggi il nostro obiettivo era quello di fare un primo passo verso il raggiungimento di un accordo accettabile per tutti gli interessati". Così Arcelor Mittal che si dice in una nota "contrariata per non aver potuto iniziare la trattativa con i sindacati. Comprendiamo l’importanza dei livelli occupazionali e infatti abbiamo aumentato il numero degli occupati a 10mila rispetto alla nostra offerta originaria. Tuttavia - aggiunge - non abbiamo fatto alcuna ulteriore promessa. Il resto sarà oggetto della negoziazione sindacale".
"Gli operai dell’ Ilva oggi scioperano per difendere i loro diritti e quelli di tutta la città di Taranto: salute, ambiente, lavoro e salario. Rispediamo al mittente le proposte indecenti di Mittal, noi non siamo schiavi e non ci stiamo più". Così Piero Vernile, operaio Ilva e Rsu della Uilm, ha commentato la mobilitazione dei lavoratori del Siderurgico durante il presidio davanti allo stabilimento in concomitanza con il vertice al Mise. "Lavoratori e cittadini - ha aggiunto - hanno già dato e pagato a caro prezzo. Ora pretendiamo che il governo dia a noi e garantisca il nostro futuro, quello dei cittadini di Taranto e dei suoi ammalati". Il segretario territoriale della Fim Cisl Valerio D’Alò ha evidenziato "l’altissima adesione allo sciopero. Avevamo ragione noi, non sono le "comandate" - ha spiegato - a far produrre una fabbrica". Per Giovanni D’Arcangelo, della segreteria Cgil di Taranto, "quello di ArcelorMittal è un piano inaccettabile. Non è possibile continuare a ragionare su questi basi. Noi chiediamo di rivedere il piano dal punto di vista industriale e ambientale perchè questi atti sono provocazioni, a cominciare dall’idea di utilizzare il Jobs Act, che in nessun modo accetteremo. Poi chiediamo a tutti i lavoratori, alla città, di ritrovarsi, di cercare di compattarsi, di trovare un’idea di pensiero - ha concluso D’Arcangelo - che possa portare questa città a salvaguardare i posti di lavoro e tutelare il diritto alla salute e alla vita".
“La grande partecipazione allo sciopero di oggi in tutti gli stabilimenti dell’Ilva deve indurre Arcelor Mittal alla modifica del piano industriale , ripartendo , come ha chiesto con chiarezza oggi il Ministro Calenda, dall'accordo di luglio, dove si garantivano i livelli occupazionali e retributivi”. Lo sottolineano la Segretaria Generale Cisl, Annamaria Furlan ed il Segretario Generale, Fim Cisl Marco Bentivogli. “Alla base della trattativa ci deve essere il rispetto reciproco e grande senso di reponsabilità. Noi siamo i primi a chiedere una nuova fase di sviluppo produttivo in tutti gli stabilmenti Ilva all’interno di un piano di risanamento ambientale che tuteli i lavoratori, il territorio e le comunita’ dei cittadini. Ma tutto questo va fatto senza mortificare e calpestare la dignita’ del lavoro, a partire dagli stipendi e dagli inquadramenti, su cui c'era l'impegno dell'azienda. Speriamo che si possa ripartire nelle prossime giornate con le necessarie garanzie per i lavoratori e per il territorio, nell’interesse di uno sviluppo industriale sostenibile nel nostro Paese”.
Presidi di lavoratori e sindacati davanti alle portinerie A, D, Tubifici e imprese dello stabilimento Ilva di Taranto. Le iniziative si sono svolte in contemporanea con lo sciopero di 24 ore, cominciato stamane alle 7, indetto da Fim, Fiom, Uilm e Usb nel giorno del vertice al ministero dello Sviluppo economico in cui sarà discusso il piano dell’acquirente Am Investco (controllata dal gruppo franco-indiano ArcelorMittal), che ha confermato i 4 mila esuberi programmati (3.300 solo nel capoluogo ionico). Il governo ha garantito che non lascerà nessuno senza tutele, ma per i sindacati si parte da una base di confronto inaccettabile. A preoccupare sono soprattutto le condizioni che dovranno essere accettate dai lavoratori che passeranno alle dipendenze di Am Investco. Innanzitutto, fanno rilevare Fim, Fiom, Uilm e Usb, perderanno le garanzia dell’art.18 perchè saranno riassunti con il contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs Act. Inoltre, così come evidenziato nel piano, non ci sarà alcuna "continuità rispetto al rapporto di lavoro precedente neanche in relazione al trattamento economico e all’anzianità". Ora toccherà ai sindacati trattare per riuscire a mantenere i livelli retributivi.
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