"Le notizie poco confortanti che si susseguono mandano in confusione i dipendenti dello stabilimento e delle ditte dell’appalto, questi ultimi anello debole del sistema siderurgico. Si teme per la tenuta occupazionale". Lo sottolinea in una nota il segretario generale della Fim Cisl Taranto-Brindisi, Mimmo Panarelli, intervenendo sulla questione Ilva. "Questo silenzio assordante che viviamo da diversi mesi - aggiunge - non aiuta. Ci chiediamo come mai alcuni provvedimenti, tipo la costituzione della New Company, propedeutici al superamento dell’amministrazione straordinaria, tardano a realizzarsi". La situazione di stallo che riguarda il siderurgico, secondo Panarelli, "non solo rallenta il processo di ambientalizzazione, ma di fatto sta determinando una forte e preoccupante perdita di competitività sul mercato nazionale ed internazionale. Ad oggi, oltre ai ritardi nell’attuazione dell’Aia, si registra un ulteriore calo della produzione di acciaio, passata dalle iniziali 17 mila tonnellate giornaliere previste, alle attuali 13mila tonnellate giornaliere. Di contro - secondo i dati di Federacciai - assistiamo ad un forte incremento in Italia di importazione dell’acciaio, di oltre il 36 per cento. Questo dato allarmante compromette la credibilità dello stabilimento ionico, allontanando i clienti di riferimento". La Fim chiede "con forza al governo centrale di dare seguito concretamente agli impegni assunti, affinchè le parole dei mesi passati trovino attuazione" e rivolge anche un appello al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.
Gli stipendi sono salvi, ma questa è l’unica buona notizia. perché avanti di questo passo per l’Ilva di Taranto non si intravede una via d’uscita dalla crisi iniziata nel luglio 2012 con il sequestro dell’area a caldo. La gestione commissariale annaspa e la liquidità è al lumicino, divorata dalle perdite che si vanno ad accumulare mese dopo mese. I numeri fanno impressione: 250 milioni bruciati nel primo semestre dell’anno, 150 milioni tra luglio e settembre, cui si aggiungono altri 250 milioni di debiti maturati nel frattempo nei confronti dei fornitori. Per tamponare l’emorragia la gestione commissariale è tornata a trattare nuove linee di credito con le banche, le quali potrebbero concedere una nuova boccata d’ossigeno. Ma fino a quando? ”Quello che ci preoccupa non è il pagamento degli stipendi di ottobre - dice il segretario della Fim di Taranto Brindisi Mimmo Panarelli - E anche per i mesi immediatamente successivi non vedo ancora segnali di pericolo. Il problema è un altro, è capire che cosa si fa se tarda ancora lo sblocco delle risorse (1,2 miliardi di euro, ndr) sequestrate in Svizzera ai Riva. Senza quei soldi, bene ricordarlo, diventa di fatto impossibile rispettare previste dall’Aia per i lavori di ambientalizzazione”. Fim Fiom e Uilm ne parleranno già oggi con il governatore della Puglia Michele Emiliano, cui intendono di chiedere di far pressione sul governo per sbloccare l’impasse. La Fim ha fatto anche un passo direttamente con l’esecutivo, sollecitando un incontro al ministero dello Sviluppo Economico. ”Gli ultimi dati di Federacciai, secondo cui quest’anno le importazione di acciaio in Italia sono aumentate, addirittura del 32% dai paesi extra Ue, segnalano che l’Ilva ha perso rilevanti quote di mercato nel nostro paese - nota Panarelli - Lo dimostra anche il fatto che molte grandi aziende, proprio a causa delle lunga catene di vicissitudini dello stabilimento di Taranto, hanno spostato le loro commesse dall’Ilva ad altri produttori”.