Gkn non torna indietro e, nell’incontro con il ministero del Lavoro, il Mise e la Regione Toscana conferma l’intenzione di chiudere lo stabilimento di Campi Bisenzio (Firenze). Da parte aziendale c’è la disponibilità a fare ricorso alla cassa integrazione per chiusura per qualche mese, ma niente di più. Troppo poco per i sindacati che non si accontentano di posticipare i licenziamenti, anche perché ci sono tutte le condizioni per la continuità produttiva e occupazionale e per salvare i 422 posti di lavoro diretti, più un’altra ottantina dell’indotto.
I sindacati, durante l’incontro in videoconferenza hanno ribadito la richiesta di ritiro della procedura di licenziamento collettivo avviata dall’azienda e il conseguente utilizzo delle 13 settimane di cassa integrazione previste dall’avviso comune sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil, dal Governo e dalle parti datoriali”. "Non ci arrendiamo e continueremo a portare avanti questa vertenza con l’unico scopo di salvaguardare il futuro di 500 persone e delle loro famiglie. Insieme alle istituzioni, da sempre al nostro fianco, continueremo a sostenere la tesi che quella fabbrica non deve chiudere!" afferma la segretaria generale della Fim-Cisl Firenze- Prato, Flavia Capilli.
“Come sindacati abbiamo ribadito la proposta fatta il 4 agosto, nell’ultimo incontro al Mise - spiega Capilli - con la richiesta di ritirare i licenziamenti e aprire la Cigo di 13 settimane per crisi. Oggi, dopo 26 giorni, l'azienda ha ribadito invece di voler andare avanti con i licenziamenti e l'utilizzo di ammortizzatori diversi, che abbiano la specificità della cessazione di attività.” “Il ministero del Lavoro insieme al ministero dello Sviluppo economico e alla Regione Toscana, a seguito di nostra richiesta, ha aggiornato il tavolo a breve - conclude la sindacalista -. Ribadiamo la spregiudicatezza dell’azione di chi vuole togliere il lavoro a 500 persone dall'oggi al domani, senza volersi assumere quella responsabilità sociale che permetta di trovare soluzioni alternative per salvaguardare tutte le maestranze e l'attività di un intero territorio”.
I sindacati inoltre, hanno ribadito alle istituzioni che devono farsi carico anche degli interessi dei lavoratori dell’indotto, il cui futuro è a rischio e deve essere tutelato come quello dei dipendenti diretti. A tal riguardo i sindacati hanno chiesto anche un impegno forte da parte della Regione nei confronti del Governo perché si attui al più presto la riforma degli ammortizzatori sociali, “che - affermano - continuano a produrre diverse condizioni e divisioni tra i lavoratori”.
Già ieri, in un incontro alla Regione Toscana con il presidente Eugenio Giani e l’assessora al Lavoro Alessandra Nardini, Cgil, Cisl e Uil con i rappresentanti delle categorie interessate alle vertenze dell’indotto (commercio, trasporti e metalmeccanici) hanno richiamato alla necessità di tutelare anche gli addetti a mensa, logistica, portierato e pulizie delle aziende con cui Gkn ha cessato i rapporti. “La vertenza è su tutti e 500 i lavoratori, per noi questo è un fatto ineludibile - ha detto Giani -. Agiremo con consapevolezza: la Regione Toscana non solo c’è, ma è dalla parte dei lavoratori. Questa vertenza deve avere eco nazionale”. Fondamentale, a detta di tutti i presenti, la riforma degli ammortizzatori sociali su cui è chiamato a intervenire il Governo. “Abbiamo chiesto al ministro Orlando di poterci confrontare con lui sulla riforma degli ammortizzatori sociali a cui sta lavorando - ha annunciato Nardini - perché strettamente connessa alle politiche attive del lavoro, che sono di nostra diretta competenza. Sappiamo che il fattore tempo è determinante: dobbiamo fare presto e dare risposte”.
Sara Martano