Di fronte al diktat di Embraco i sindacati scelgono di alzare il livello dello scontro. Visto che l’interlocutore non è disponibile a negoziare attorno ad un tavolo, Fim Fiom e Uilm hanno deciso di portare in piazza la vertenza. I dettagli sono ancora da definire, ma è certo che la manifestazione si svolgerà a Torino, a pochi chilometri dunque dallo stabilimento di Chieri. Per l’occasione si muoveranno i segretari generale dei metalmeccanici, Marco Bentivogli, Francesca Re David e Rocco Palombella.
I sindacati si fanno sentire anche a livello europeo. "Fare tutti i passi possibili per bloccare l'operazione: basta con questa prateria delocalizzatrice”, commenta Luca Visentini, segretario generale della Confederazione europea dei sindacati (Ces), che annuncia la volontà di combattere, con tutti gli strumenti a disposizione, la battaglia per salvare i lavoratori della Embraco. Per Visentini "bisogna anche rafforzare e semplificare il fondo Ue creato per compensare gli effetti della globalizzazione".
La protesta dei lavoratori intanto non si ferma. Dopo lo sciopero di lunedì, cui è seguito il blocco della statale Torino - Asti, ieri un operaio, Daniele Simoni, da 25 anni dipendente della fabbrica di Riva di Chieri, si è incatenato ai cancelli della fabbrica. ”Non voglio mollare - ha scandito davanti ai giornalisti - è la mia fabbrica che mi ha dato da mangiare per 25 anni, finché c’è uno spiraglio non mollerò”.
”Al fianco dei lavoratori” si schiera anche Giuliano Poletti. Il ministro del Lavoro insiste sulla possibilità di arrivare ad una reindustrializzazione e ribadisce la disponibilità a valutare la concessione degli ammortizzatori sociali. ”Siamo pronti ad utilizzarli a favore di un progetto che dia continuità a questa impresa”. Poletti giudica inoltre ”inaccettabile il comportamento dell’impresa che ha scelto di non ritirare i licenziamenti”, un passo che, spiega. avrebbe consentito ”di attivare un percorso per la reindustrializzazione, cosa che in questa fase invece non è possibile”.
A Riva di Chieri la tensione è alta. Tra i lavoratori montano rabbia e frustrazione. E' il caso di Tiziana Lapergola, da 22 anni all'Embraco: "Io e mio marito Gianni lavoriamo qui, in questa fabbrica ci siamo conosciuti. Abbiamo due bambini, se non ci sarà un miracolo non avremo più tutti e due lo stipendio", si dispera. "Per questa azienda ci siamo spesi tanto, abbiamo accettato flessibilità di ogni genere e pesanti riduzioni di stipendio, abbiamo vissuto sempre sotto il ricatto che la produzione fosse portata altrove", racconta Angela Aliano, assunta il primo dicembre 1988. Piange Caterina Ronco, 68 anni, oggi in pensione dopo 32 anni all'Embraco: "Il mio cuore è qui, ho sempre lottato contro lo smantellamento dell'azienda”.
Come negli scorsi mesi potranno contare sull’appoggio dell’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia. Che ieri ha annunciato che il 6 marzo si terrà nel duomo di Chieri un incontro di preghiera "per esprimere solidarietà a tutti i lavoratori coinvolti in situazioni di fatica".
Il 7 marzo una delegazione dei lavoratori Embraco era stata ricevuta da Papa Francesco, che, ha ricordato Nosiglia,” li ha incoraggiati a proseguire nella lotta per la difesa del loro lavoro”