E' scontro sempre più duro tra governo e sindacati sulla scuola. Domani, dopo sette anni, dai docenti, al personale Ata (di tutti i sindacati), dirigenti scolastici insieme a Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals, Gilda e Cobas, scenderanno in piazza uniti contro la riforma della "Buona scuola" proposta dal governo.
- Sono sette le città coinvolte domani nelle manifestazioni di protesta contro il ddl di riforma della scuola: Aosta, Bari, Cagliari, Catania, Milano, Palermo, Roma. Le piazze di Bari, Milano e Roma, in particolare, vedranno la presenza sul palco dei segretario generali dei sindacati: Domenico Pantaleo (Flc Cgil) e Massimo Di menna (Uil) a Roma, Fracesco Scrima (Cisl) e Marco paolo Nigi (Snals Confsal) a Milano e Rino Di Meglio (Gilda) a Bari. È prevista anche, dicono i sindacati, la presenza dei segretari generali delle confederazioni. "Sette grandi manifestazioni per dire l’ennesimo no a una riforma che vuole tutto meno che una buona scuola. Dopo 7 anni i cinque sindacati più rappresentativi del comparto scuola scioperano insieme e nelle piazze italiane ci saranno anche gli studenti che, a gran voce, in una lettera aperta hanno chiesto ai loro docenti di fare lo stesso. Ci sono, insomma, tutti i buoni presupposti perchè le manifestazioni siano partecipate e l’adesione allo sciopero alta".
Il premier, come prima risposta, ha fatto notare che è difficile comprendere uno sciopero contro un piano da 100mila assunzioni in un colpo solo, a settembre. Ma la riforma Renzi-Giannini non si riduce soltanto al piano di assunzioni. E' tanto altro. La riforma disegnata dall'esecutivo - spiegano i sindacati è inaccettabile e incostituzionale in molte parti: nega il diritto allo studio e allarga le disuguaglianze sociali e territoriali. Inoltre finanzia ulteriormente le scuole private.
Il premier Renzi liquida con toni sprezzanti lo sciopero annunciato dalle sigle di categoria.
Una battuta che, sottolinea Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola, "conferma soltanto la sua superficialità, la sua presunzione e la sua scarsa conoscenza di una realtà, quella della scuola, su cui ha molto da imparare e ben poco da insegnare". Scrima risponde a sua volta all'annuncio volta all'annuncio del premier di una forte campagna di comunicazione per spiegare alla gente la riforma del governo. Una campagna che, secondo il sindacalista, è quantomai necessaria per una riforma che ha assunto numerose versioni, "ogni volta diverse, spesso stravaganti, sempre ugualmente lontane da ciò che servirebbe davvero alla scuola per cambiare in meglio".
"Oggi - aggiunge il dirigente sindacale - il disegno di legge è lì, nero su bianco, a dirci quali e quante attese siano state prima suscitate e poi frustrate, a partire da un tema drammatico come quello del precariato; quanti problemi siano stati disattesi e quanti posti malamente, mettendo a grave rischio l'idea di scuola come comunità che insieme condivide la responsabilità di un progetto educativo. E' proprio in nome di famiglie e studenti che noi vogliamo una scuola in cui si assuma come criterio e valore di fondo quello della cooperazione e non quello della competizione".
Non c'è bisogno, dunque, "che il premier ricordi a chi appartiene la scuola". "Stia attento lui - ammonisce Scrima - piuttosto, a non dimenticare che la scuola vera la fanno ogni giorno, con passione, competenza e impegno, le persone che ci lavorano, tra mille problemi e difficoltà cui rischiano di aggiungersi quelle derivanti da provvedimenti decisi senza la scuola e contro la scuola".