Alla Croce Rossa sarebbero a rischio oltre 2mila posti di lavoro, senza nessuna risposta certa su produttività e valorizzazione delle professionalità: è quanto denunciano Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-PA e Fialp-Cisal dopo un incontro tenuto ieri presso la Sede romana dell’Ente. "Quanto accaduto ieri al tavolo", commentano Salvatore Chiaramonte, Paolo Bonomo, Gerardo Romano e Davide Velardi, segretari nazionali delle quattro sigle sindacali, "è semplicemente assurdo". Benchè non sia ancora chiaro quanti e in quali amministrazioni i lavoratori della CRI potranno essere ricollocati - affermano in una nota - l’Ente ha infatti annunciato la volontà di procedere all’approvazione di una nuova dotazione organica e conseguentemente, alla dichiarazione di eccedenza per oltre 1.700 unità di personale. Solo 500 dei 2.200 lavoratori CRI, in questa prima fase, troverebbero spazio nella dotazione che l’Ente si accinge ad approvare. Alla fine in CRI rimarranno poco più di 160 lavoratori. "Se nelle altre amministrazioni pubbliche non vi fosse un numero di posti sufficiente a coprire l’intero fabbisogno, per oltre 2mila lavoratori della Croce Rossa Italiana - denuncia il sindacato - si spalancherebbero inevitabilmente le porte della mobilità collettiva. Un rischio al quale i lavoratori CRI non possono essere esposti". Per questo, Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa e Fialp Cisal hanno nuovamente chiesto che il tema sia discusso ad un tavolo di confronto presso il Dipartimento della Funzione Pubblica, ventilando anche mobilitazioni.