Non c’è pace sulla Tav. Ad accendere gli animi questa volta in Val di Susa sono due questioni apparentemente disgiunte tra loro. La prima è una vertenza di lavoro che investe 45 dipendenti, in gran parte valsusini, della Cmc, azienda capofila della “Venaus Scarl”, società che si occupa degli scavi del cantiere geognostico Tav alla Maddalena di Chiomonte, e la seconda è l’annuncio del governo francese di una “pausa di riflessione” sulla realizzazione della Torino-Lione. Procediamo con ordine. “Sciopero a oltranza su tre turni fino a quando non ci saranno garanzie sul futuro occupazionale”: è stata questa la decisione, presa nei giorni scorsi in assemblea e attuata fino a ieri da tutti i 45 lavoratori della Cmc, la ditta che ha eseguito i lavori geognostici al cantiere Tav alla Maddalena di Chiomonte. Mesi fa già altri 50 dipendenti della Cmc sono stati dichiarati in esubero e hanno dovuto abbandonare il cantiere per mancanza di lavoro. Fra qualche mese rischiano di fare la stessa fine anche i 45 lavoratori rimasti. Per capire come si è arrivati a questa situazione, occorre partire dalla decisone, presa a febbraio, della Telt (Tunnel Euroalpin Lyon Turin) di accorciare, con un progetto di variante della tratta transfronatliera, la lunghezza del tunnel geognostico di 500 metri rispetto ai 7,5 chilometri originariamente previsti e di non realizzare più la galleria di ventilazione in Val Clarea, assegnando la stessa funzione al Tunnel della Maddalena. La novità principale consiste nel fatto che il tunnel di base non sarà più scavato da Susa, ma da Chiomonte, anche per ragioni di ordine pubblico. Quindi, il cantiere già attivo alla Maddalena per il cunicolo esplorativo dovrà essere ampliato e adeguato alle nuove esigenze. Si è pensato così di utilizzare i 5 milioni di euro, recuperati dalla mancata esecuzione degli ultimi 500 metri di scavo e della centrale di ventilazione in Val Clarea, per lastricare la galleria e realizzare altri interventi propedeutici alla trasformazione del cantiere Tav da esplorativo a principale, affidando direttamente i lavori alla “Venaus Scarl”, e quindi alla Cmc, garantendo così l’occupazione almeno fino a maggio 2018. La Commissione intergovernativa Italo-Francese, riunita a Parigi il 6 luglio scorso, ha però bocciato questa ipotesi di assegnazione dei lavori e chiesto una nuova gara di appalto, in base alle norme europee. Un “pasticcio” che rischia di interrompere i lavori nel cantiere e di far diminuire l’occupazione in Val Susa, invece di aumentala.
Intanto arriva l'impegno a non avviare alcuna procedura di riduzione di personale dei circa 50 addetti della Venaus Scarl impegnati nel cantiere Tav di Chiomonte che dal prossimo autunno rischiano di restare senza lavoro in attesa del via dei nuovi cantieri della Torino-Lione e avvio, il prossimo 27 luglio, di un confronto, in sede regionale, sul cronoprogramma delle attività per individuare una soluzione condivisa tra le parti. E quanto è emerso dall'incontro in prefettura a Torino a cui hanno partecipato il prefetto, Renato Saccone, il presidente del Piemonte, Sergio Chiamparino, l'assessore regionale al Lavoro, Gianna Pentenero, il Commissario di Governo, Paolo Foietta, il dg di Telt, Mario Virano e i rappresentanti di Fillea-Cgil, Filca - Cisl e Feneal-Uil.
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