La crisi che in questi giorni sta strangolando i call center e i lavoratori ha prodotto il tavolo con il Governo il 9 marzo per discutere di: rispetto della legge 24 bis sulle delocalizzazioni; nuovi ammortizzatori sociali, non in deroga come quelli del terziario, che tengano conto della grave crisi dei call center; contrasto alle gare al massimo ribasso e rispetto clausola sociale sulla continuità occupazionale nei cambi di appalto. Confermato per adesso lo sciopero nazionale dell’11 marzo. Circa 4mila licenziamenti già alle porte di cui circa 500 già avviati (lavoratori Poste gruppo Gepin Contact) e la prospettiva di una perdita di 8-10mila posti di lavoro entro l'anno. Per evitare che una fetta così importante dell'occupazione del Paese, fatta di giovani e localizzata in prevalenza al Sud, si sgretoli definitivamente e che il settore diventi preda di avventurieri senza scrupoli, sottolineano i sindacati, chiederemo al Governo di mettere in campo misure immediate oltre che il rispetto e l'applicazione di leggi già esistenti. Tre sono le cose fondamentali da fare subito: creare le condizioni per riportare in Italia dall'estero occupazione aggiuntiva attraverso l'applicazione puntuale dell'art. 24 bis della legge 83/2012 (Decreto Sviluppo) in materia di delocalizzazioni, finora disattesa completamente; ripristinare per l'intero settore gli ammortizzatori sociali ordinari, fino a pochi mesi fa già appannaggio di qualche grande azienda del comparto, necessari per dare respiro temporale maggiore e possibilità alle aziende di agganciare la ripresa senza licenziare i lavoratori; regolare i meccanismi delle gare, contrastando i meccanismi del 'massimo ribasso', più o meno mascherato, a partire da quelle effettuate da grandi gruppi a partecipazione pubblica (Enel e Poste), dando applicazione da subito (come nel caso del recente cambio di appalto di Poste) alla "clausola sociale" approvata a gennaio dal Parlamento con il ddl Appalti.