La lirica areniana porta i libri in Tribunale dopo il "no" all’accordo sul contenimento dei costi sancito dal referendum dei lavoratori, è stata decisa la messa in liquidazione dell’ente lirico. Richiesta che ora dovrà passare dal ministero dei Beni culturali. La clamorosa decisione è stata presa dal Consiglio di Indirizzo della Fondazione, e comunicata dal sindaco, e presidente dell’ente, Flavio Tosi. Tutto sembrava risolto quando Cgil e Uil, pochi giorni fa, avevano fatto seguito alla Cisl sottoscrivendo il protocollo d’intesa con la Fondazione che per evitare il rischio di messa in liquidazione. L’accordo escludeva i licenziamenti, ma prevedeva la "gestione" di 60 esuberi con prepensionamenti e incentivi all’esodo. Nessuna riduzione per il corpo di ballo, ma un taglio netto del costo del personale per 4 milioni di euro. "Medicina" necessaria per poter accedere ai sostegni alle Fondazioni lirico-sinfoniche in crisi previsti e consentire la chiusura del bilancio in pareggio tecnico. Il referendum di ieri tra i 300 lavoratori dell’Arena ha però cambiato tutto: 132 i no all’intesa, 130 sì, 2 schede bianche e 2 nulle. Accordo bocciato.
"Era stato raggiunto il miglior accordo possibile - spiega a Conquiste Nicola Burato, segretario generale Fistel Cisl Verona - tanto che, a distanza di una settimana circa dalla sigla, anche Cgil e Uil (che non avevano firmato) hanno deciso di stilare e sottoscrivere un documento aggiuntivo praticamente uguale e ci hanno affiancato".
Al termine della riunione del Consiglio, il sindaco Tosi, ha definito quella dei lavoratori "una decisione sciagurata, che comporterà, di conseguenza, l’azzeramento di tutti i posti di lavoro. Questo non significa - ha aggiunto - che salterà la prossima stagione lirica estiva. Sarà il Comune di Verona, in una forma più privatistica rispetto alla gestione attuale ad organizzare il Festival lirico dell’estate 2016".
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