Sindacati in fermento preoccupati per il futuro dell’ex Ilva di Taranto. Per giovedì hanno proclamato uno sciopero di 24 ore in concomitanza con un presidio a Roma. Intanto da domani scatta il blocco delle merci della fabbrica. “Il tempo è abbondantemente scaduto”affermano Fim, Fiom, Uilm e Usb che ribadiscono: “ArcelorMittal non sarà mai un interlocutore affidabile. Il Governo intervenga immediatamente o sarà caos totale”.
Dopo l’annuncio di ArcelorMittal, nello stabilimento tarantino due settori del Laminatoio a Freddo, Zincatura 1 e Decapaggio, si fermano sino a data da destinarsi mentre il Treno nastri 2 riduce la marcia da 21 turni settimanali di lavoro a 15. Meno lavoro anche a Finitura nastri che scende da 15 a 10 turni di lavoro alla settimana.
Per i sindacati questa decisione causerà riduzioni di personale a cascata su tutti gli impianti di esercizio e manutenzione.
Oggi in fabbrica sono già 4mila i lavoratori in cassa integrazione Covid per altre 9 settimane, cominciate dal 14 settembre, e diversi impianti sono fermi, tra cui l’acciaieria 1 e l’altoforno 2 da metà marzo.
Secondo Fim, Fiom, Uilm e Usb, che hanno scritto anche al presidente del Consiglio, ai ministeri competenti, alla procura e al prefetto della città jonica, queste ulteriori riduzioni di personale andranno a riflettersi in maniera negativa sulla sicurezza causando “un elevato rischio di incidente con serie ripercussioni per i lavoratori”.
Al siderurgico di Taranto si preannuncia quindi una ripresa della conflittualità per evidenziare ulteriormente al Governo quella che i sindacati ritengono una situazione giunta ormai al limite, “con una fabbrica dove la tensione tra gli operai è elevata”.
Oggi infatti, mentre era in corso la riunione tra sindacati e lavoratori sulle iniziative da mettere in campo, un gruppo di circa una sessantina di lavoratori ArcelorMittal ha bloccato la strada davanti alla fabbrica stanchi “dell’assordante silenzio, e del totale immobilismo registrato in queste interminabili ore da parte della politica e delle istituzioni”, immobilismo che secondo i sindacati “traccia oramai scontata l’incertezza sulle reali intenzioni del Governo italiano. Infatti, quest’ultimo si ostina a non convocare un incontro chiarificatore per il futuro e la gestione dell’attuale emergenza della fabbrica e di un intero territorio che da troppi anni si trascina”.