"In otto mesi" dall’autorizzazione a entrare nel sito di Portovesme "potremo avviare la produzione al 25-30% con l’assunzione di 40 persone, l’obiettivo è quello di arrivare a regime entro 18-24 mesi con l’assunzione di tutti e 400 lavoratori e una produzione a pieno regime di 155mila tonnellate". Così Giuseppe Mannina, amministratore delegato di Sideralloys Inti, la società con sede a Lugano che ha presentato oggi al Mise la sua offerta per rilevare lo stabilimento di Alcoa a Portovesme. "Una realtà come Portovesme non è una realtà adatta alle logiche produttive di una multinazionale, non può essere competitiva con i suoi volumi. La produzione di Portovesme ha bisogno di logiche più di nicchia. Io sono un esperto di marketing, Sideralloys è specializzata in trader e commercializzazione", spiega Mannina ai giornalisti riuniti in un albergo di Roma. "Certo - prosegue Mannina - perchè il nostro piano abbia successo abbiamo bisogno di infrastrutture e un prezzo dell’energia che ci permetta di competere con paesi europei come la Germania".
Sul fronte delle infrastrutture Mannina si aspetta che con il dragaggio di Portovesme, l’infrastruttura possa sopportare l’approdo di navi com una stazza di 50 mila tonnellate "ora possono attraccare solo navi fino a 10 mila tonnellate". Un aspetto importante è il costo dell’energia. "Siamo in attesa del decreto del Mise sul costo dell’energia per i grandi energivori - dice ancora Mannina - speriamo in un prezzo dell’energia fra i 19 e i 30 euro a kilowattora". Mannina ha anche detto che a breve è previsto un incontro con i tecnici del Mise per una valutazione del piano industriale presentato da Sideralloys. Giuseppe Mannina lavora da 40 anni nel settore siderurgico. ha iniziato in Finsider (poi diventata Ilva) poi ha lavorato in Duferco fino al 2000 e per il colosso russo Evraz. Nel 2011 ha fondato Sideralloys ed è presidente del gruppo svizzero Trasteel.