Le sorti dello stabilimento Ilva di Taranto sono in primo piano non solo per le tute blu che vi lavorano. Tutela della salute e dell’occupazione rimangono le priorità pure per i 7.600 addetti dell’indotto dei servizi in appalto che lavorano in circa 346 aziende. Una lunga vertenza in difesa di diritti, professionalità e salari che sfocia nell’avvio di un nuovo stato di agitazione per gli oltre 2.500 addetti degli appalti della ristorazione collettiva, delle pulizie civili ed industriali e dei somministrati. La protesta è indetta dagli addetti del settore rappresentati da Filcams, Fisascat, Uiltucs, Nidil Cgil, Fist e Felsa Cisl, Uiltrasporti e Uiltemp. In particolare le sigle di categoria territoriali denunciano in una nota unitaria che ”pur avendo più volte invitato tutti i soggetti interessati alla vicenda Ilva, continuiamo a riscontrare l’assenza e il totale disinteressamento, l’apatia al riconoscimento e al diritto di essere rappresentati al tavolo Istituzionale dei lavoratori e delle lavoratrici della ristorazione collettiva, delle pulizie civili e industriali e dei somministrati i dell’indotto Ilva Taranto”.
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