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Sevel, la delocalizzazione che non c’è

La decisione di Psa di spostare la produzione di furgoni di grandi dimensioni dalla Sevel di Atessa, stabilimento per il quale ha di recente rinnovato la joint venure con Fca, a Gliwice, in Polonia, ha messo in agitazione i sindacati.

La fabbrica abruzzese è ”la fabbrica dei record” (297mila veicoli prodotti nel 2018), ma secondo Psa ha raggiunto ormai il livello di saturazione degli impianti; di qui la decisione di spostare in Polonia la produzione di 100mila veicoli commerciali.

Parlare di ”delocalizzazione” sarebbe sbagliato, hanno spiegato ieri i segretari generali di Cisl e Fim Cisl Abruzzo-Molise, Leo Malandra e Domenico Bologna, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta a Pescara. Di notizia fuorviante aveva parlato venerdì, subito dopo che si era diffusa la notizia, il coordinatore nazionale del settore automotive Fim Raffaele Apetino, che ha ricordato come già a febbraio Psa e Fca avessere comunicato l’intenzione di produrre alcuni modelli in Polonia.

E’ chiaro però che i sindacati non intendono sottovalutare la questione. Lo stabilimento di Atessa soffre in particolare di difficoltà di collegamento. Il deficit infrastrutturale abruzzese, che l’anno scorso si è sommato ai danni del maltempo facendo perdere alla Sevel alcuni giorni di produzione, potrebbe aver influito sulla decisione di Psa. Per questo, osservano Malandra e Bologna, ”l’unico modo per trattenere la Sevel, ma anche altre aziende come Denso e Pinkilgton, è intervenire immediatamente sulle infrastrutture, sulle quali in Abruzzo non si investe un euro da 20 anni”.

La jont venture di Fca con il gruppo francese, che ha assicurato in questi anni alla Sevel un ruolo di primo piano a livello europeo, scade nel 2023. E’ chiaro quindi che le basi per nuovi investimenti sulla viabilità e sulla portualità andrebbero poste adesso. ”Di fatto l’unica via d’accesso alla zona industriale è la Trignina - ricordano i due sindacalisti - che in alcuni punti è anche interdetta al traffico dei mezzi pesanti. Da anni assistiamo alla posa della prima pietra per la nuova superstrada - prosegue il segretario generale della Cisl Abruzzo Molise -. Inoltre i porti abruzzesi non decollano, sulla banda larga siamo in grave ritardo e i bandi del masterplan non hanno mai preso vita, considerando che solo il 30% è in fase di progettazione e appena il 3% è stato cantierato”. Non è facile competere con un braccio legato dietro la schiena.

( 13 maggio 2019 )

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