Lo Stato avrebbe incassato di più con le cedole versate da Poste rispetto a quanto recupererà dal mercato con la privatizzazione. Con queste parole i rappresentanti dei sindacati Slp Cisl, Slc Cgil, UilPoste, Failp Cisal, Confsal Comunicazioni e Ugl Comunicazione bocciano la privatizzazione di una nuova tranche di Poste Italiane. Già nel 2015, per la cessione del 35% della società, lo Stato ha perso cedole per 157 milioni rispetto a quanto incassato nell’anno precedente, sottolineano le sigle, e una completa privatizzazione, "nel giro di quattro anni, stando al rendimento attuale e i dividenti previsti, si rivelerebbe anti-economica". "La quotazione di Poste è la classica operazione di cassa finalizzata ad abbattere il debito pubblico di insignificanti decimali", attaccano i sindacati che la definiscono "una svendita nel totale disinteresse del paese". Le organizzazioni indicano il rischio che "si abbandonerà sempre di più il servizio postale e di recapito, in crisi in tutto il mondo" per concentrarsi sui servizi finanziari e assicurativi.