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Lavoro

Porti, la riforma langue, vittima delle Regioni

La riforma dei porti è una realtà ma rischia di essere vanificata a causa di un rallentamento nel processo di accorpamento delle Autorità portuali, (che passano da 25 a 15), che non piace alle Regioni. Il via libera ai piani dell'Esecutivo, da parte delle Regioni, è arrivato infatti solo in cambio della possibilità di mantenere l'autonomia amministrativa delle Autorità portuali, fino a 36 mesi, per quelle che ne fanno richiesta.

"La riforma dei porti è l’ennesima vittima del titolo V della Costituzione e dell’ostruzionismo delle Regioni per interessi locali". Afferma il coordinatore nazionale della Fit Cisl Ugo Milone, che annuncia: "Apprendiamo ora che il Governo ha fatto dietrofront sugli accorpamenti, concedendo una moratoria di 36 mesi alle Regioni, durante i quali potranno chiedere che le Authority designate non vengano accorpate". "Le Autorità portuali di Savona, Salerno e Messina, per bocca dei presidenti delle Regioni a cui appartengono, già hanno fatto sapere di rifiutare nell’immediato l’accorpamento rispettivamente a Genova, Napoli e Gioia Tauro, alimentando il rischio che si uniscano altre Regioni, vanificando di fatto, l’idea di vedere una Italia che accolga le sfide del mercato in maniera sistemica", osserva Milone. "È anche vero che le "regole di questa autonomia" devono ancora essere scritte e che sarà probabilmente un dpcm a stabilirle, ma è anche vero che ormai ogni qualvolta si tenta di riformare la portualità nascono problemi che ne rallentano il processo", aggiunge. "Ci auguriamo - conclude - che il Governo riesca a gestire al meglio questa situazione di impasse e che, al termine delle consultazioni nelle Commissioni di Camera e Senato, si riesca a recuperare lo spirito che ha ispirato le 10 azioni del Piano strategico nazionale della portualità e della logistica, il quale non deve diventare l’ennesima occasione perduta".

( 5 aprile 2016 )

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