di Silvia Boschetti
In Italia si continua a morire di lavoro e, come se non bastasse, con un forte incremento di vittime nel 2018. L’anno appena concluso certifica l’Inail ha segnato infatti un tragico +10% con 1.133 infortuni mortali contro i 635.433 del 2017. In crescita pure le denunce all’Inail delle patologie di origine professionale che sono 59.585 (+2,5%, pari a 1.456 casi in più rispetto ai 58.129 dell’anno precedente). ). Un trend che interessa tutti i settori. Sono cresciute dell’1% nell’industria, dell’1,4% nel Conto Stato (105.898 casi, tre quarti dei quali riguardano studenti delle scuole pubbliche statali). Unico settore in netta controtendenza l’agricoltura dove si è registrato un calo dell’1,8% degli infortuni e una diminuzione del 7% di quelli mortali. Un dato che dà un segnale forte, come sottolinea anche Coldiretti, ovvero che importanti investimenti in innovazione e formazione danno risultati positivi anche rispetto alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Numeri dietro i quali c’è il dramma di persone e delle loro famiglie duramente colpite. Come la morte del giovane Davide, apprendista pugliese di 24 anni, precipitato dal tetto di un capannone dello stabilimento Industrie Fracchiolla tra Adelfia e Valenzano, in provincia di Bari. ”Una tragedia orribile. È un fatto che indigna tutti i lavoratori italiani la carenza di misure di sicurezza e prevenzione nei luoghi di lavoro”. Questo il commento affidato a twitter della segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan.
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