Adesione altissima, con punte fino al 100%, allo sciopero dei metalmeccanici proclamato per chiedere al governo e alle imprese di mettere al centro il lavoro, l'industria, i salari, i diritti. Affollate le tre manifestazioni che si svolte a Milano Firenze e Napoli. ”Il governo è un Robin Hood al contrario, ruba ai poveri per dare i ricchi. Dal palco di Piazza Duomo a Milano, il segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli spiega le ragioni profonde dello sciopero dei metalmeccanici: ”700 mila italiani hanno diritto al condono fiscale, mentre tra 80 mila e 280 mila lavoratori rischiano il posto di lavoro, rischiano di perdere tutto, loro e le loro famiglie. La cassa integrazione cresce del 78%, il debito pubblico aumenta e lo spread è una tassa occulta che toglie i soldi a chi ha bisogno di denaro, per darlo agli speculatori. Un’altra mortificazione all'Italia che lavora”. Bentivogli sottolinea ancora: ”Viviamo il paradosso che siamo nel Paese in Europa con il più alto costo del lavoro e i salari più bassi. Bisogna ridurre le tasse a chi le paga, significa ridurre le aliquote Irpef e la distanza fra il netto e lordo in busta paga”. Ci sono dati, noti ma evidentemente da ricordare: ”il 52% delle esportazioni sono metalmeccaniche, l' 85% delle tasse è pagato da lavoratori dipendenti e pensionati. Bisogna rialzare la testa”.
Il leader Fim ricorda poi le morti sul lavoro, ”centinaia tra gennaio e febbraio, 100.290 infortuni sul lavoro, 9.937 i nuovi tassi di malattie professionali. Chi utilizza il lavoro nero, il lavoro illegale, insicuro, non deve avere la possibilità di fare del male alle persone. La vita di un lavoratore è un patrimonio non negoziabile che dobbiamo difendere con ogni mezzo”. Ma sulla carneficina di ogni giorno nei luoghi di lavoro ”neanche un parola, si riducono invece i premi Inail per le imprese e con lo Sblocca Cantieri non si sblocca nessun cantiere ma si dà il via libera al subappalto dando spazio non solo all'illegalità e alla insicurezza ma alla mafia, alla camorra e alla ’ndragheta”. In questo scenario, osserva ancora Bentivogli, ”oggi il ministero dello Sviluppo economico è diventato un luogo fantasma, si convocano per inerzia le parti ma non si trova mai nessuna soluzione”.
E da Firenze, il segretario generale della Uil Rocco Palombella rilancia: ”Solo nella giornata di giovedì ci sono stati tre incontri, ovviamente con un nulla di fatto. Nel 35% dei tavoli vertenziali aperti ci saranno lavoratori licenziati, circa 90 mila, in aggiunta ai 300 mila che hanno già perso il posto di lavoro. Dietro questi numeri ci sono persone, famiglie, intere filiere produttive che rischiano di scomparire da questo Paese”. Secondo Palombella ”se non si interviene sul settore manifatturiero, se non si riescono a preservare settori come siderurgia, elettronica, industria innovativa, ci saranno sempre più problemi su esuberi e delocalizzazioni”. Per questo ”abbiamo deciso di prendere in mano la situazione con uno sciopero di protesta e di proposta”.
Sulla stessa lunghezza d’onda la segretaria generale della Fiom Francesca Re David, intervenuta a Napoli. Questo sciopero, ha detto, ”guarda al governo e alle imprese, guarda alla svalorizzazione del lavoro, alla mancanza di una qualsiasi idea di politica industriale nel Paese, che sta diventando un terra di conquista delle multinazionali, con la conseguenza che l'Italia sta perdendo la sua ricchezza industriale". Negli anni della crisi, tra i metalmeccanici, ”si sono persi circa 300.000 posti di lavoro, complessivamente; si è perso circa il 25% della capacità produttiva istallata, in particolare in alcune aree industriali del Sud”. Dunque ”chiediamo che l'industria, gli investimenti pubblici e privati e l'occupazione vengano messi al centro degli interessi del Paese. E lo sciopero è importante per rilanciare la contrattazione collettiva anche in vista del rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici in scadenza a fine anno”.
La protesta delle ultime settimane è trasversale a tante categoria. E le Confederazioni prospettano una mobilitazione sempre più intensa. Obiettivo? Cambiare la linea di politica economica del governo. A cominciare dalla manovra, come spiega Annamaria Furlan intervenendo al corteo fiorentino dello sciopero nazionale dei metalmeccanici. “Si profila una legge Finanziaria molto molto complessa - avverta la leader cislina -. Noi vogliamo che al centro ci sia il lavoro, se no ogni strumento del sindacato ovviamente verrà utilizzato. In ogni caso valuteremo unitariamente.”I sindacati sono “assolutamente preoccupati”, spiega Furlan - per come sta andando il Paese: crescita zero, meno investimenti, calo drastico della produzione industriale. “Rischiamo di buttare via i tanti sacrifici fatti dagli italiani e dalle italiane in un lungo periodo di crisi - denuncia la sindacalista -. Era ripartita la crescita e lo sviluppo del paese: scelte economiche sbagliate del governo stanno portando drammaticamente di nuovo l’asticella in basso, questo non è accettabile”. I sindacati lo ripetono da mesi: nella manifestazione del 9 febbraio come Cgil Cisl e Uil, nella grande manifestazione dei lavoratori pubblici, in quella dei pensionati, nello sciopero generale dell’edilizia, con lo sciopero delle tute blu. E lo ribadiranno il 22 giugno a Reggio Calabria, nel tentativo di ricordare al governo il dramma del Sud del Paese. A preoccupare, aggiunge Furlan, c’è anche la procedura d'infrazione Ue, “perché alla fine chi la paga sono gli italiani e le italiane, i soliti: in modo particolare il lavoro dipendente, lavoratori e lavoratrici, pensionati e pensionate”. “Per questo - sottolinea la segretaria generale Cisl - chiediamo una riforma del fisco che non premi i ricchi come la Flat Tax, ma che premi invece i lavoratori e pensionati”.
La pazienza dei sindacati è al limite e il ricorso allo sciopero generale, come spiega Furlan, “dipende molto da cosa deciderà di fare il governo”. Il fronte confederale è compattissimo. Come emerge dalle parole dei leader di Cgil e Uil. “C’è una domanda vera di cambiamento in questo paese - attacca Maurizio Landini - e cambiare vuol dire cambiare le politiche economico sociali, ridurre il fisco per i lavoratori , investire sul lavoro, vuol dire basta precarietà e combattere le diseguaglianze. Il Governo deve sapere che se non cambia non ci fermiamo”.
“Nessuno gli fa eco il segretario generale Uil, Carmelo Barbagallo - si occupa di come rilanciare l’economia e gli investimenti al Sud. Dal nostro paese se ne vanno i giovani e gli anziani. È un paese destinato all’estinzione se non rilanciamo l’economia, il potere di acquisto. Non si possono perdere posti di lavoro, né andare avanti con gli ammortizzatori sociali”.