Venerdì 22 novembre 2024, ore 21:57

Lavoro 

Licenziamenti, il Governo torni sui propri passi 

Il conflitto sociale rischia di esplodere ben prima dell'autunno. Con la fine del blocco dei licenziamenti, fissata per il 30 giugno nell'industria manifatturiera e nell'edilizia, decine di migliaia di lavoratori potrebbero restare senza occupazione. E' l'allarme lanciato sabato mattina da Cgil, Cisl e Uil scese in piazza a Torino, Firenze e Bari per chiedere al premier Draghi una convocazione urgente a Palazzo Chigi per trovare un accordo affinché il divieto di licenziare venga prorogato almeno fino al 31 ottobre. Pochi altri mesi che dovranno essere impiegati, dicono i sindacati, per riformare gli ammortizzatori sociali.
Dalle tre piazze le confederazioni hanno lanciato un messaggio chiaro al Governo e alle imprese, a partire da Confindustria: riaprire il tavolo per sottoscrivere un nuovo patto sociale e impedire che si possa licenziare a partire dal primo luglio oppure molto presto ci saranno ulteriori e ancora più forti iniziative di mobilitazione. Al centro della protesta c'era non solo il tema dei licenziamenti, ma anche la definizione di un nuovo sistema di ammortizzatori sociali universale che colleghi sostegno al reddito e percorsi di politiche attive del lavoro; governance partecipata a tutti i livelli per i progetti del Recovery plan attraverso un confronto preventivo con le parti sociali; flessibilità in uscita a 62 anni o con 41 di contributi; misure per favorire l'occupazione di giovani e donne; riforma del fisco per ridurre le tasse a lavoratori e pensionati e contrastare l'evasione; proseguire nella stagione dei rinnovi contrattuali; rafforzare i controlli per la tutela di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. In piazza Castello, a Torino, è intervenuto il segretario generale della Cgil Landini. “Siamo all'inizio di questa mobilitazione. Vogliamo portare a casa risultati, ma se non ci ascoltano non ci fermiamo qui e uniti andremo avanti”.
A Bari, in piazza della Libertà, il numero della Uil Bombardieri ha aggiunto che “tre grandi piazze chiedono lavoro e dignità, sono le stesse di lavoratori che hanno garantito durante il lockdown che il Paese camminasse. Li avvisiamo: state giocando con il fuoco. Se ci volete convincere che prolungare di qualche mese il blocco è sbagliato, non ci riuscirete. Spiegatelo. L'unica strada è il blocco per tutti e se non cambiate idea i lavoratori se lo ricorderanno”.
Da Firenze, in piazza Santa Croce, il leader della Cisl Sbarra ha sollecitato “una nuova stagione di dialogo, confronto e concertazione. Altrimenti proseguiremo la nostra iniziativa di lotta e mobilitazione. Il Governo ritorni sui propri passi. Bisogna estendere il blocco almeno fino al 31 ottobre e deve confermare le Casse Covid lungo tutto il periodo di proroga. Parallelamente avviare riforme e investimenti per una transizione sostenibile. Si riformino gli ammortizzatori sociali, rendendoli universali. Si realizzino le politiche attive: ogni persona deve avere garantita riqualificazione e sostegno al reddito”. Bisogna riprendere immediatamente i tavoli di confronto sulle crisi aziendali ancora bloccati al ministero dello Sviluppo. È il momento di colmare lo storico divario tra Nord e Sud e dare così impulso alla crescita nazionale. Se vogliamo spezzare le tante diseguaglianze, per dare un impulso”. Ed inoltre, ha sottolineato Sbarra, “bisogna procedere ad una riforma fiscale nel segno della progressività, che sgravi i redditi da lavoro e pensione, chieda un giusto contributo alle grandi multinazionali che di questi tempi hanno fatto affari d'oro e sia affiancata da una battaglia senza sconti contro l'evasione e l'elusione. Stiamo aspettando che il governo attivi una vera fase di confronto e di dialogo permanente”.
Per Sbarra significa anche “aprire un tavolo per scongiurare lo scalone di cinque anni dal 1° gennaio del 2022 e ricostruire un sistema previdenziale che sia davvero sostenibile, stabile e inclusivo. La nostra proposta è chiara: introdurre elementi di flessibilità in uscita a partire da 62 anni. 41 anni di contributi bastano e sono sufficienti a godersi il sacrosanto diritto alla pensione”.
Infine, ma non per ultimo, il richiamo a fermare le stragi sul lavoro: “Dobbiamo fermare questa lunga scia di sangue - ha rimarcato Sbarra - questo continuo bollettino di guerra e dobbiamo impegnare il governo, le associazioni datoriali a fare di più, ad investire: la sicurezza nei luoghi di lavoro non può essere considerato un costo ma un grande investimento per la qualità del lavoro e la dignità e la tutela del lavoro. Possiamo fare di più, dobbiamo fare di più, insieme”.
Giampiero Guadagni

( 26 giugno 2021 )

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