Il decreto su reddito di cittadinanza e pensioni, risolti i problemi tecnici evocati da Conte, dovrebbe essere varato domattina in Consiglio dei Ministri. Con alcune novità, come l’ampliamento della platea dei beneficiari del reddito ad oltre 250 mila famiglie con disabili (voluto da Salvini) e la possibile soluzione per il Tfs dei dipendenti pubblici che andranno in pensione con la quota 100, che però genera ancora qualche preoccupazione.
Lega e Cinquestelle si preparano dunque a sbandierare il provvedimento guardando al voto europeo della prossima primavera. Ma il cosiddetto ”decretone” presenta un difetto genetico analogo a quello delle norme che intende modificare (come ad esempio la legge Fornero) dovuto al metodo con cui è stato concepito, vale a dire senza alcun confronto con le parti sociali interessate, che potrebbe generare disfunzioni e problemi rilevanti nell’immediato futuro (come la riforma Fornero con gli esodati) già paventati nelle scorse settimane da esperti e sindacati.
Il reddito di cittadinanza, infatti, così come è stato concepito premierebbe più i single che le famiglie numerose e, allo stesso tempo, disincentiverebbe i lavoratori. ”La nostra richiesta al Governo - sottolinea la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan - era di coinvolgere le classi più povere, ma assistiamo invece all’imposizione di nuovi paletti e alla riduzione delle risorse disponibili”. Inoltre, aggiunge, "prima di offrirlo il lavoro va creato, ma se tagliamo le risorse sugli investimenti e crescita” non servono "uffici di collocamento".
Ma anche l’intervento sulle pensioni presenta molte criticità. Quota cento, nota ancora la segretaria generale Cisl, ”penalizza le donne, soprattutto al sud”: ”Avevamo proposto al Governo di accreditare un anno di contribuzione in più a ogni donna per ogni figlio - spiega la leader del sindacato - ma la nostra proposta è stata ignorata”.
Difetti non marginali riscontrabili anche nella manovra, concepita con lo stesso metodo dell’ ”unilateralismo”, che hanno spinto Cgil Cisl e Uil a scendere in piazza il prossimo 9 febbraio per far cambiare la politica economica del governo. "Questo Paese - spiega ancora Furlan - ha bisogno di infrastrutture materiali ed immateriali” e averle bloccate tutte ”è un errore molto grave”; ha bisogno di ”grandi investimenti sulla formazione, sulla ricerca e sull'innovazione, esattamente il contrario della finanziaria”; ma soprattutto, aggiunge, ha bisogno di ”tanta equità, di una riforma fiscale che finalmente guardi con occhi di amicizia al lavoro e quindi la premialità per le imprese che investono in innovazione e in occupazione”, e allo stesso tempo ”alle buste paga dei lavoratori ed alle pensioni di tanti anziani”.
Articolo completo domani su Conquiste tabloid